Lawless, ovvero l’anti-eroe in cardigan. Dal red carpet di Cannes, dove era (misteriosamente) in concorso ufficiale, Lawless di John Hillcoat (The Road, La Proposta) arriva nelle sale italiane il 29 novembre. Nel super cast brilla e grugnisce, avvolto in un cardigan morbidissimo, Tom Hardy nel ruolo di Forrest Bondurant, senza legge della contea di Franklin con i fratelli Jack (Shia LaBeouf) e Howard (Jason Clarke).

Piuttosto che raccontarvi trama, personaggi, tecnica e critica di un film che certamente non resterà nella memoria, preferisco parlarvi del cardigan di Tom Hardy alias Forrest Bondurant e di come un maglioncino di lana possa caratterizzare un anti-eroe oltre che spiegare un intero film.

Lo spunto geniale viene da Chris Laverty, creatore ed editor di Clothes on Film, sito che ha per oggetto “costumi & identità nel cinema”. E’ qui che ci è chiaro perché un taciturno bubba del sud – uno dei tre fratelli Bondurant, contrabbandieri nella fradicia contea di Franklin in Virginia negli anni del proibizionismo – indossi solo un morbidissimo e shabby chic cardigan in lana per tutto il film, anche sotto neve e gelo, senza perdere la sua allure da immortale.

E pensare che lo styling è stato puramente casuale. Tom Hardy, impegnato sul set di Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno, è fisicamente grosso, troppo per il ruolo nel film di Hillcoat. Così la costumista Margot Wilson, per evitare di ispessirlo ulteriormente, decide di usare il suo indumento preferito: il cardigan (trascurando il fatto che negli anni ’30, per un bifolco contrabbandiere, fosse quantomeno insolito).

Se questa storia non vi sembra credibile – non più dei Bond(urant) invincibili come la leggenda racconta – vi basti sapere che Beth Squires ha coniato su ScreenSiren il termine “Hardigan” per sottolineare che anche il cardigan può diventare un capo “hard” se a indossarlo è il tipo giusto.

Ed è Tom stesso a dircelo:
The cardigan wasn’t in the script… I had a big f*** load of batteries in the pockets, so it hung down. I looked like your grandad, but I had a swagger. A cardigan with a swagger, right?“. E ancora: “Imagine getting knocked the f*** out by a dude in a cardigan?”.

Il post potrebbe concludersi qui perché Lawless si ricorda soltanto per Tom Hardy, i suoi continui grugniti (“Um… uh”), il tirapugni in tasca, la cicatrice sulla gola, il balletto (del cigno) fradicio e ghiacciato e, ovviamente, il suo cardigan.

E’ sempre lui – sceneggiato da un indomito Nick Cave in bilico tra beat e soap opera – a darci la quote del film: “We’re survivors. We control the fear. And without the fear, we are all as good as dead“. Evidentemente troppo ballardiano per il contrabbandiere di poche parole ma almeno dà l’illusione che in questo film ci sia un anti-eroe. La caratterizzazione dei personaggi in generale è fastidosiamente funzionale ai tre fratelli se non caricaturale, dal villain Charlie Rakes (Guy Pearce) al freak Cricket (Dane Dehaan), senza risparmiare le donne, Bertha (Mia Wasikowska) e Maggie (Jessica Chastain), se non altro bellissime. E se il gangster di Gary Oldman fa rumore è solo grazie al fucile Thompson.

Preferiamo decisamente il Nick Cave musicista della soundtrack, scritta a quattro mani con l’altro australiano Warren Ellis, così come quello – in coppia con John Hillcoat regista – sceneggiatore de La Proposta, film del 2005, questo si, vero western e soprattutto da ricordare, con tutto ciò che a Lawless manca: furia perché non basta un po’ di sangue e di violenza anatomica a sporcare la pellicola (graditissimi, comunque, i testicoli in barattolo), aridità perché il west preferiamo ricordarlo sporco e selvaggio e tensione perché la natura ha le sue leggi, tra cui quella di stupire. John Hillcoat sbaglia probabilmente nelle intenzioni, cercava l’epica e ha trovato la noia.

NOTA di merito alla casa di distribuzione Koch Media che all’anteprima milanese ha omaggiato i presenti con una borraccia da whisky; anche se poi da bere c’erano acqua e coca cola…Un indizio per gli spettatori: vi promettiamo whisky ma vi daremo coca cola, per giunta australiana!


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Antonio M.Davide V.
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