Dopo Leslie Nielsen, un altro maestro della risata ci ha lasciati, contribuendo a rendere più triste questo inizio 2011.

Alto e corpulento, Kenneth Mars era nato a Chicago il 4 aprile 1935, e aveva mosso i suoi primi passi nella recitazione interpretando diversi ruoli sia a teatro che in televisione.

Fu Mel Brooks ad offrirgli la possibilità di mettersi in luce anche al cinema, assegnandogli la parte del folle e visionario drammaturgo tedesco, nostalgico nazista, Franz Liebkind nel film che segnò anche l’esordio registico del comico ebreo, Per favore non toccate le vecchiette (in originale The Producers), uscito nel 1968: il successo di questa performance fu tale che Mars si specializzò in ruoli dalla forte connotazione etnica, in cui poteva sfoggiare la sua innata capacità nel riprodurre comicamente accenti stranieri. Si calò così nei panni del malevolo musicologo croato Hugh Simon in Ma papà ti manda sola? (1972) di Peter Bogdanovich e, due anni dopo, in quelli di un altro teutonico, l’autoritario e monco ispettore Kemp, dal braccio meccanico multiuso, nel capolavoro di Mel Brooks Frankenstein Junior: quest’ultima caratterizzazione fu senza dubbio la più felice della sua carriera, un cocktail irresistibile di comicità verbale e corporale, non dissimile da quella offerta dieci anni prima da Peter Sellers nel Dottor Stranamore, dall’accento e dall’handicap fisico pressoché uguali.

Gli anni Settanta restarono per Kenneth il periodo più fecondo: oltre alle interpretazioni comiche che lo resero famoso, partecipò a importanti film drammatici quali Perché un assassinio? (1974) di Alan J. Pakula e Bersaglio di notte (1975) di Arthur Penn, continuando ad apparire in televisione come guest star in numerose serie di vario genere. Successivamente prese parte al kolossal comico all-star Barbagialla, il terrore dei sette mari e mezzo (1983) di Mel Damski, che fu però un fiasco nonostante il cast eccezionale, affiancò Chevy Chase in Fletch, un colpo da prima pagina (1985) di Michael Ritchie e fu un credibile Lyndon Johnson nell’inedito in Italia Prince Jack (1985) di Bert Lovitt.

Dalla fine degli anni Ottanta in poi, la televisione finì col fagocitare quasi del tutto questo talentuoso quanto poco fotogenico caratterista, che mai più riuscì ad imporsi sul grande schermo con il carisma e l’energia delle sue prove nei film di Mel Brooks. Il solo regista che ne seppe ancora valorizzare, almeno in parte, le capacità fu Woody Allen, che gli assegnò il ruolo del rabbino Baumel in Radio Days (1987) e quello del mago in Ombre e nebbia (1991); recitò nei panni di un mago anche in quello che fu il suo ultimo film importante, il delizioso e poco conosciuto Miss Magic (1995) di Clare Peploe.

Nell’ultima parte della sua carriera, l’invecchiato e sempre più grasso Mars trovò un nuovo filone, quello del doppiaggio di cartoni animati: rimase celebre, almeno nei paesi anglosassoni, la sua performance come Re Tritone, padre della protagonista, ne La Sirenetta (1989) della Disney, ruolo ripreso in seguito in serie televisive e videogiochi.

La sua morte, avvenuta il 12 febbraio scorso a Granada Hills, California, a causa di un tumore al pancreas, lascia un vuoto incolmabile in tutti i campi in cui ebbe modo di lavorare, anche se, purtroppo, è difficile apprezzarne in pieno il multiforme talento, soprattutto vocale, prescindendo dalla visione in lingua originale della sue interpretazioni.

Continua a errare con noi su Facebook e Twitter per essere sempre aggiornato sulle recensioni e gli articoli del sito.