Filmare la contemporaneità è sempre più difficile. Oggi che i rapporti umani sono sempre più veicolati dai mezzi di comunicazione, mettere in scena la connessione tra individui che fissano lo schermo di un computer, digitano su uno smartphone o pinchano il touchscreen di un tablet non è uno spettacolo emotivamente coinvolgente. Molti sceneggiatori, infatti, stanno ricorrendo all’ambientazione anni 80, prima di cellulari e Internet, altri se ne infischiano della credibilità dimenticandosi della loro esistenza. Solo uno, Oliver Assayas, ha invece cambiato strada, volato alto e messo tutto sul cloud. In Sils Maria è il non detto, l’impalpabile, l’immateriale a mettere in moto gli eventi e a caratterizzare le scelte dei personaggi.

In un ambiente (qui lo showbiz, ma si potrebbe trattare di un qualunque ambito professionale) sempre più caratterizzato dalla necessità di autoalimentarsi, attraverso la comunicazione/rappresentazione di se stesso, il confine tra vero e falso, mostrato e nascosto, accaduto e ricostruito, è ormai labile, nebuloso. Non si tratta più di interpretare un personaggio, ma di essere quella rappresentazione (da qui la scelta di parlare di Hollywood e dintorni) a qualunque costo. Assayas costruisce quindi un film affascinante, sinuoso, che suggerisce, mostra, inventa un nuovo modo di mostrare l’interazione umana 2.0, assicurandosi di non fornire la consolazione di una spiegazione. Un trattato sull’oggi, dove a ogni spettatore corrisponderà un film diverso, perché capace, se glielo si lascia fare, di parlare individualmente.

La diva cinquantenne (un sinuosa Juliette Binoche), abituata a distinguere tra privato e pubblico, fatica a credere alla nuova reality life che scorre tra accadimenti, decisioni a tavolino, twitter e gossip news, ma allo stesso tempo fatica anche a focalizzare le proprie pulsioni artistiche, carnali e sentimentali. Il suo mentore muore e così i suoi legami con ciò che è stato. La sua assistente (una sorprendente Kristen Stewart) è il modem che la connette alla realtà e la tenta con informazioni, opinioni, esperienze da provare. La nuova starlette (una perfetta Chloë Grace Moretz) è il continuo approdo (guidato) della sua ricerca. Un triangolo suggerito e strisciante come il Maloja Snake, il fenomeno atmosferico visibile sulle montagne di Sils Maria, dove il vento fa confluire le nuvole in un sinuoso e impalpabile fiume aereo. Eva più Eva contro Eva, tentante dall’imperscrutabile serpente dell’effimero, dell’esserci, dell’esistere anche per interposta persona. Il peccato si perde sul cloud, esistendo senza esistere, lasciando le peccatrici (noi) senza colpe e alle prese con nuove scelte. E alla fine si ricomincia tutto da capo, senza vinti, vincitori e memoria. Forse.

Scritto da Sara Sagrati.

Sara S.
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