Venezia 71. Jackie & Ryan: la recensione
Jackie & Ryan della regista Ami Canaan Mann, presentato nella sezione Orizzonti a Venezia 71, è semplicemente una storia d’amore, dolce ma non smielata: l’incontro di due vite opposte alla ricerca dello stesso obiettivo. Sono accompagnati in questo da altri due coprotagonisti: la musica folk e i paesaggi dello Utah. Le copiose note delle ballate scritte da Nick Hans, una veduta sull’essere summa e supporto della vicenda narrata, fanno da contro altare ai campi lunghissimi sull’America contadina, quella essenziale ma poetica sognata da bambini, fatta di sconfinate praterie che vanno fin oltre lo sguardo e di montagne innevate alle cui falde è incastonato il paesino Ogden, dove il freddo e il lavoro spaccano le mani e le case e i granai sono ancora fatti di legno.
Ryan è un musicista calmo e gentile che ha reciso le sue fragili radici per girare libero scroccando passaggi in treno: non la figura triste di un randagio, ma più quella di un viaggiatore in cerca di sé e del senso della vita. Jackie è un’ex cantante determinata e comprensiva, stanca delle abbaglianti e fredde luci newyorkesi, che vuole fermarsi a recuperare se stessa tornando “in un posto dove non è brutto crescere”. S’ incontreranno, in maniera breve o lunga a seconda dei punti di vista, donandosi a vicenda la forza, la fiducia e la consapevolezza necessaria per perseguire i propri fini: “Ci sono persone che non vengono per restare, ma per lasciarti un messaggio e poi ripartire”.
Storia dunque adattissima a quest’epoca caotica dove tutti sono alla ricerca di un centro di gravità permanente. In questo suo secondo lungometraggio (dopo Texas Killing Fields, al Lido tre anni fa), la Mann non ambisce a grandi iperboli, abbandona le velleità e le macchinosità da grande cineasta e sapientemente lascia “parlare” la macchina da presa, mantenendo lo spirito della grande tradizione cinematografica americana attenta, pur inciampando in alcuni luoghi comuni, a non scivolare nel melodrammatico. Gira col giusto atteggiamento un’opera comune e dignitosa come i suoi protagonisti, dove la sceneggiatura, certamente scontata ma funzionale, e la regia pacata e ponderata dalla voce intonata, unita a una recitazione volutamente di misura dei due bravi interpreti (Katherine Heigl e Ben Barnes), si armonizzano per la riuscita del film. Jackie & Ryan ha dunque un grande merito che lo rende certamente fruibile: è onesto, nelle emozioni e nelle intenzioni, merce oggigiorno rara e preziosa.
Scritto da Vanessa Forte.
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Davide V. | ||
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