Guida alle perversioni cinefile – Requiem per il cinepanettone
Anche il 2013 volge al termine e le vacanze di Natale scorrono sottotono – dice il Codacons – con meno panettoni, meno regali, meno botti, forse meno lavande gastriche e mani amputate, fiore all’occhiello del folklore nostrano. Anche la Dea Bendata si invoca per fugaci Colpi di Fortuna ché un piano a lungo termine a riguardo pare uno sconsiderato residuo di ottimismo anni ’80. Ma a proposito di fortuna e residui anni ’80, arriva al cinema anche l’ultimo – si dice – cinepanettone della storia, che io che non guardo TV e non ascolto radio ne ho sentito solo degli svogliati siparietti promozionali su Spotify, con Lillo e Greg e Luca e Paolo, particolarmente minimal e malinconici.
Fatto proprio il consiglio degli ultimi anni di disertare le sale nel periodo natalizio, è forse arrivato il momento di concedersi qualche perversione in home video: ripercorrere 30 anni di storia italiana filtrati dall’occhio di Vanzina e Parenti, la commedia all’italiana sodomizzata da Drive In, l’italian dream dalla Milano da bere all’horror vacui; insomma, roba per capitani coraggiosi. Ma si sa, il Natale rende tutti più stolidamente condiscendenti.
Orsù, cominciamo quindi con il capostipite, Vacanze di Natale. Sapore di Sale cambia location e si sposta tra le nevi di Cortina. C’è il cummenda milanese, il borgataro romano, il gergo paninaro misto all’inglese da miraggio made in USA, gli intrighi, le corna, gli stereotipi su razze e sessualità che celebrano il trionfo del pressapochismo cafone, Maracaibo, Jerry Calà, il piano bar, ué testina e via dicendo. L’archetipo di un genere? Non proprio, ché il marchio Vanzina – con la sua comicità tutto sommato garbata e la scrittura tutto sommato presente – dura in realtà pochi episodi prima dell’arrivo di Neri Parenti, ma lascia il segno. Non a caso, tornerà come autocitazione di tempi migliori negli anni successivi. Che poi quelli possano essere considerati tempi migliori e che la loro malinconica autoindulgenza possa suscitare oggi nostalgia e struggimento è sintomatico, ma tant’è.
Ci sarà ampio spazio per peggioramenti, tipo l’arrivo nel cast di Ezio Greggio (Vacanze di Natale 90), il doloroso sputtanamento di vecchie glorie (Alberto Sordi, Vacanze di Natale 91), le sottotrame omosex con ravvedimento finale che fanno invidia a Povia. Eppure il pre-Parenti ha quasi una sua dignità (no, dignità non è la parola giusta, fatemici pensare). Il post è un crescendo di umorismo scatologico, imbarazzo, tristezza, musica demmerda (laddove nei primi si aveva ancora il conforto di Nada e Mike Oldfield), con un occhio alla tv nostrana e l’altro a un esotismo da villaggio turistico all inclusive: sintesi del decennio, la allora quindicenne Cristiana Capotondi che balla in disco stile Non è la Rai per attirare l’attenzione di Luke ‘frontone’ Perry (Vacanze di Natale 95).
Seguono i vari S.P.Q.R., A spasso nel tempo, Paparazzi, Tifosi etc., ascrivibili al genere per protagonisti e cliché, anche se non di ambientazione natalizia. Ambientazione che torna nel vanziniano Vacanze di Natale 2000, girato ancora una volta a Cortina. Ma, come a sottolineare l’impossibilità di una tale rivolgimento al passato, i successivi Merry Christmas e Christmas in Love a firma Neri Parenti sono tra i momenti più bassi della saga, vuoi per la consolidata tendenza a cooptare i peggiori comici televisivi del momento (i Fichi d’India? Sconsolata che flirta con Ronn Moss? I FICHI d’INDIA??), vuoi per la Ferilli, vuoi per le trame sempre più esili e ripetitive.
Il resto è storia: si rimbalza dall’Egitto all’India per nessun motivo, se non quello di offrire a Massimo Boldi nuove emozionanti location dove fare la cacca. Poi è lo scisma: Massimo Boldi se ne va e arrivano i comici di MTV per accattivarsi i ggiovani e i comici di Zelig, addirittura i Bisio e i De Luigi e la Hunziker, così che sembri tutto più garbato e a misura di famiglie. Ma il giocattolo ormai si è rotto e gli incassi cominciano a calare vertiginosamente. Detta così fa quasi stringere il cuore. Ma le perversioni cinefile funzionano così, aprono orizzonti di malinconia e tenerezza laddove non dovrebbero ragionevolmente essercene.
Varda là: adesso comincia anca a nevegar! Ecco, Buon Natale a tutti; piove, Cortina è in black-out da stamattina, Donatone è morto e anche noi non ci sentiamo tanto bene.
Scritto da Barbara Nazzari.
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Post perfetto! E un applauso in memoriam per il grande Dogui!
Gran bel pezzo, Barbara!
Proprio ieri ho rivisto il primo Vacanze di Natale, e devo dire che, pur con i suoi (grossi) limiti di regia e sceneggiatura, si lascia vedere, se non altro per la presenza di bravi caratteristi come Mario Brega e Guido Nicheli, capaci di nobilitare un film molto più di primattori fiacchi come Calà e De Sica, e per la colonna sonora italo-disco che fa molto serata revival. Certo, le sottotrame sentimentali sono abbastanza indigeste e la satira del consumismo anni Ottanta è molto blanda, ma perlomeno ci sono risparmiate le volgarità varie introdotte nel filone negli anni successivi.
Penso che il punto più basso del cinepanettone sia stato raggiunto prima dello scisma, con Boldi sempre imbottito di lassativo ad animare una comicità talmente volgare da far sembrare Alvaro Vitali un lord inglese, con sottofondo di musica sempre più truzza. Dopo, film più innocui, ma anche più mosci,
Triste il coinvolgimento nella saga di un vecchio fuoriclasse come Alberto Sordi, che ci aveva abituati a ben altro cinema, che veramente aveva qualcosa da dire e lo diceva con la cattiveria giusta.
Su una cosa, però, vorrei puntualizzare: la degenerazione della commedia all’italiana in tale scempio non è stata causata da Drive In in sé, ma dal tentativo di applicare al cinema una comicità di matrice televisiva, che sul piccolo schermo funzionava benissimo, ma su quello grande ha perso di efficacia. Drive In, al contrario, è stata una trasmissione a mio avviso intelligentissima, che cavalcava gli aspetti più squallidi e materialisti degli anni Ottanta prendendoli, al contempo, in giro, con una cattiveria e una libertà degni di epoche precedenti e più glorificate. Drive In andava in onda su Italia 1 e, al tempo stesso, faceva satira contro quel modello di televisione, di società e di politica di cui le reti Fininvest facevano parte.
Nei cinepanettoni, e in tutti i film comici dello stesso periodo, non c’era niente di tutto ciò, ma solo superficialità, tette, rutti e ben poche risate. Di sicuro, non risate consapevoli.