Presentato al 66° Festival del Film di Locarno nella sezione Concorso Cineasti del Presente, The Dirties è uno stranissimo, esilarante e sorprendente oggetto cinematografico. Nato dalla penna di Matt Johnson, studente di cinema a Toronto e creatore della web series Nirvana the Band the Show, e di Evan Morgan (vale la pena fare un giro sul sito della Echo Pictures Pictures anche solo per le loro biografie), The Dirties ha vinto il Gran Premio della Giuria all’ultimo Slamdance Film Festival ed è pronto a conquistare il mondo con la distribuzione, nelle sale e in VOD, di Kevin Smith e della Phase 4 Films.

Difficile stabilire dalle prime immagini quale sia la tonalità, il taglio, il punto di vista principale del film. Verrebbe da dire Stop being meta se solo fosse così facile. Perché The Dirties è una mise en abyme continua, un film girato da Matt Johnson sulla realizzazione di un film, girato e interpretato da Matt Johnson e dal compagno di classe Owen Williams, che cita altri film della storia del cinema ma che, man mano si procede, scivola sempre più nella realtà, in modo a volte impercettibile, senza nette cesure. Ma diversamente da un found footage movie classico, i protagonisti Matt e Owen hanno una consapevolezza oscillante del loro essere on screen, a volte interagiscono con la camera, altre si rimproverano di agire like you are in a movie, rivedono scene tagliate che non si sa a quale The Dirties appartengano e così via, in un gioco di specchi senza fine.

Lo stesso Johnson ammette di aver aggiunto il disclaimer sulla crudezza delle immagini per gettare sin dall’inizio un velo di ambiguità sull’opera; e la surreale conversazione al parco tra i due registi e il teenager che descrive con grande professionalità e consapevolezza il suo progetto horror in preparazione, completa l’introduzione degli elementi che saranno fondamentali nel corso del film: da una parte l’ipertrofia dell’immaginario cinematografico che moltiplica i piani dell’azione e rende sempre incerta la natura della visione, dall’altra la realtà della violenza e la sua genesi, al di là della citazione e del divertissement.

Perché The Dirties resta comunque un film sul bullismo, sulla dissociazione nata dalla frustrazione e dalla sofferenza. Ed è al contempo uno dei film più esilaranti mai visti al cinema. Le sequenze della realizzazione del film, con Matt Johnson che ricrea i rumori di fondo – abilità che sfrutterà anche per risolvere i problemi amorosi di Owen – o imita i personaggi cinematografici preferiti o rimonta parti di filmato a ricreare scene inedite all’insaputa degli interpreti, sono straordinarie. Così come la continua compenetrazione di filmico e metafilmico, di commedia e dramma, portata avanti in modo mai banale, complesso, mantenuto miracolosamente insieme e in equilibrio sino all’ultimo istante. Quando un drastico cut chiude il sipario su un confronto, quello tra reale e immaginario, tra pensiero e vita, che non può avere risposta.

Scritto da Barbara Nazzari.

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Edoardo P.
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