La migliore offerta, l’ultimo film di Giuseppe Tornatore, è forse tra le uscite più interessanti di inizio anno. Mettendo in scena la storia di Virgil Oldman (Geoffrey Rush), raffinato quanto solitario antiquario e milionario battitore d’aste, Tornatore evade per una volta dalla sua Sicilia, in cerca di ambientazioni decisamente più algide e mitteleuropee, e svincolate quasi totalmente da ogni riferimento geografico preciso. In questa pellicola dai tratti inquietanti, assistita costantemente dalla mano sinfonica del maestro Ennio Morricone, il protagonista gode dell’ottima interpretazione di Rush, che riesce a rendere credibile la patologica nevrosi del collezionista per i contatti umani (indossa sempre i guanti, infatti), e per le relazioni con il gentil sesso, per il quale prova sentimenti frammisti di ammirazione e di paura.

Un giorno accade però che la lussuosa quanto frenetica vita professionale di Virgil venga scossa dalla chiamata telefonica di una giovane e ricca ereditiera, tale Claire (Sylvia Hoeks), la quale chiede all’esperto di poter stimare, catalogare e mettere all’asta l’ingente patrimonio delle sue vaste proprietà ereditate, delle quali pare volersi liberare. L’esperto viene così invitato alla villa di Claire, una decadente quanto preziosa magione, che nelle atmosfere ci ricorda vagamente la molto più popolare casa “dalle finestre che ridono” di Pupi Avati.

Nonostante i ripetuti appuntamenti di lavoro nella villa con Virgil, ai quali però la padrona di casa assiste solo comunicando tramite una porta nascosta, rifiutando ogni contatto umano, l’incomprensione e il nervosismo di Virgil si trasformano gradualmente in amore. La matassa, infatti, comincia ad intricarsi una volta rivelata la ragione dell’impossibilità, da parte di Claire, di incontrare di persona l’antiquario, poiché affetta da agorafobia. Il raffinato sessantenne tenterà di aiutarla a riavvicinarsi al mondo, mettendo così in atto una relazione tormentata quanto passionale, nella quale i due sveleranno le proprie paure, in un progressivo processo di avvicinamento e comprensione, per quanto a tratti burrascoso e ripetitivo. Proprio l’amore per la reclusa Claire e, in secondo luogo, il ritrovamento nelle cantine della villa di alcuni curiosi ingranaggi, porteranno Virgil a cercare l’aiuto dell’aitante orologiaio Robert, che ci sembra ancora terribilmente beatlesiano, considerata l’esperienza indelebile di protagonista in Across the Universe (2007) dell’attore Jim Sturgess. L’orologiaio bravo con le donne aiuterà il vecchio Virgil a conquistare Claire e a rimettere letteralmente assieme gli ingranaggi di ciò che sembra essere un antico automa dal valore inestimabile, ma attenzione, perché nulla è destinato ad essere ciò che sembra in questo caleidoscopio mitteleuropeo.

La regia di Tornatore, così come la fotografia, è magistrale e colpisce l’abilità del regista siciliano di adattarsi a generi ed ambientazioni per lui piuttosto inedite. Il racconto è svolto con eleganza, anche aiutato dalla colonna sonora e dalle location di respiro internazionale e di gusto austriaco, a partire dalla villa di Claire, che nella realtà corrisponde ad un’antica villa nella provincia friulana di Udine. L’ottima interpretazione dei suoi protagonisti, inoltre, sembra seguire il completamento dell’automa da parte di Robert in parallelo al completamento della trama da parte del regista.

In definitiva, a questa pellicola non ci sembra si possa rimproverare troppo, se non i botta e risposta un po’ troppo ripetitivi tra i due amanti ed un product placement ingenuo, a partire dalla primissima scena. La migliore offerta descrive bene le inquietudini e le nevrosi dei suoi personaggi, mettendo in scena luci, trionfi, ombre e sconfitte del complesso animo umano, a tutto tondo ed in un’atmosfera emotivamente coinvolgente.

Scritto da Massimiliano Lollis.

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