I Mercenari 2 è il seguito, diretto da Simon West, del film del 2009 interpretato da Sylvester Stallone, qui non più nelle duplici vesti di protagonista e regista. Questa volta, Barney Ross e il suo intrepido gruppo di professionisti, cui si aggiungono i giovani Billy The Kid (Liam Hemsworth) e Maggie (Yu Nan), vengono reclutati da Mr.Church (Bruce Willis) per una nuova missione, apparentemente facile, nell’Est europeo. Finiscono, tuttavia, col soccombere in un agguato da parte del crudele signore della guerra Jean Vilain (Jean-Claude Van Damme), a capo di un esercito di miliziani locali: scontato dire che la loro vendetta sarà terribile e foriera di cadaveri.

Accolto da un enorme, quanto immeritato successo, questo roboante, fracassone e sconclusionato giocattolo hollywoodiano mette da parte la riflessione sulla terza età e l’elogio dell’eroismo old style e dell’amicizia virile che avevano reso tutto sommato accettabile il prototipo, e si risolve in un susseguirsi senza né capo né coda di sparatorie, esplosioni e battute ultrademenziali: ogni possibile accenno di caratterizzazione psicologica viene del tutto sacrificato in favore di personaggi-barzelletta, che spuntano come funghi nel corso della vicenda senza una vera ragione narrativa – emblematica, in questo senso, l’apparizione, accompagnata dalla musica de Il buono, il brutto, il cattivo, di Chuck Norris, assolutamente imbalsamato nella parte di un invincibile lupo solitario – se non quella del divertimento puro e semplice di spettatori di sesso maschile in vena di tamarraggine. Complici una sceneggiatura a encefalogramma piatto, che si trascina sgangherata fra autocitazioni e ammiccamenti vari, in quantità talmente abbondante da stancare anche i nostalgici meglio disposti, e una regia completamente priva di personalità, il piattume e la superficialità regnano sovrani in quest’opera decisamente trash, che dovrebbe omaggiare un genere – il cinema d’azione anni Ottanta, di cui manda in passerella più o meno tutti gli interpreti – ma finisce con l’esserne una puerile e scadente caricatura, con tutti i difetti e neanche un pregio.

Fra nemici con mira da miopi e portiere d’auto strappate con una mano, grande assente, rispetto al prototipo, è, inoltre, la recitazione: costretti a rendersi ridicoli da un copione a dir poco imbarazzante, Stallone e compagni si calano senza la minima convinzione in una versione sempre più sciatta dei loro stereotipi. Fra i veterani, mentre i quarantenni Jason Statham, Randy Couture e Terry Crews – quest’ultimo sorprendentemente identico al Luke Cage dei fumetti Marvel – perlomeno tengono il passo con la forma fisica, uno dei peggiori è proprio l’imbolsito Sly, in questo caso assolutamente svogliato e incapace di infondere carisma al suo Barney. Se il personaggio di Jet Li, importante nel primo film, viene qui liquidato nel prologo (fra i peggiori della storia del cinema), quello di Dolph Lundgren è completamente stravolto, da psicopatico assassino a buffone arrapato, mentre Bruce Willis e Arnold Schwarzenegger, al minimo storico, si limitano a sparare, non importa che si tratti di proiettili esplosivi o sterili battute. Riguardo ai nuovi arrivi, oltre a Chuck Norris, che si produce in un paio di tormentoni creati dai fan attorno all’invincibilità dei suoi personaggi, meglio stendere un velo pietoso: il giovane Liam Hemsworth (fratello minore di Chris Hemsworth, il Thor degli Avengers) non lascia il segno, ma è un bene per la sua futura carriera: la cinesina Yu Nan rischia di bruciarsi (ma fortunatamente ci è risparmiata la love story con l’incartapecorito Sly); infine, un Jean-Claude Van Damme fresco fresco di botulino tenta di uscire dallo stereotipo di eroico kickboxer che lo rese famoso, dando vita a un cattivo estremamente sadico, caricaturale fin dal nome, ma non rinuncia al suo celeberrimo calcio volante in girata (anche se, dato il suo ruolo nella vicenda, è facile intuire che destino lo attenda, nel poco epico scontro finale che cita pedissequamente Commando). Saggia la scelta di Mickey Rourke di tenersi fuori: peccato che la sua assenza, inizialmente attribuita alla morte fuori campo del personaggio, non trovi nel film la minima giustificazione.

Tirando le somme, si tratta di uno dei peggiori action-movies degli ultimi vent’anni, all’insegna della più totale aridità e scontatezza: si spera, a questi punti, che non ci sarà un terzo capitolo…

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Barbara N.Giusy P.
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