Franco Piavoli e i suoi docu-poetry sulla natura e lo scorrere del tempo sono i protagonisti della retrospettiva della 16°edizione del Bobbio Film Festival. Nel 1982 il regista esordiva con Pianeta azzurro al Festival di Venezia, raccogliendo consensi e plausi per il suo innovativo impianto stilistico, dominato da tempi lunghi e dilatati e costruito su immagini di rara e ricercata bellezza.

Un cinema, quello di Piavoli, che indaga profondamente il rapporto tra dimensione visiva e sonoro. Legame che si tinge di sfumature originali  in  Le voci del tempo (1996), suo terzo lungometraggio, che racconta un borgo rurale, le sue storie, le sue tradizioni e i suoi abitanti.

Giovinezza e vecchiaia, primavera e inverno si alternano, sullo schermo come nella vita, in un mosaico di ritratti sonori, donando a questo piccolo gioiello documentario di novanta minuti un ritmo e un’andatura rari nel cinema contemporaneo.

Frutto di un lavoro intenso, soprattutto in campo estetico, la pellicola, con la sua pacata lentezza e la sua dichiarata essenza antinarrativa e simbolica, culla lo spettatore in una dimensione nostalgica e rarefatta, fornendogli il contesto necessario per riflettere sull’inesorabile scorrere del tempo.

Elaborando un proprio linguaggio espressivo, personale e originale, Piavoli, regista bresciano classe ’33, compone una partitura che trova i suoi punti di forza nella magistrale fotografia, nel ricco repertorio di volti e nelle panoramiche ambientali. mentre indugia, forse troppo, in alcune inquadrature di una bellezza indubbia, ma fine a se stessa.

Talvolta prolisso nel suo articolarsi,  ma indubbiamente di alto pregio, Le voci nel tempo resta una visione necessaria per ricordare che il cinema è arte, non solo intrattenimento.

Scritto da Micol Lorenzato.

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