Venezia 69. Passion: la recensione
Passion di Brian De Palma al Festival di Venezia 2012, i media come finestra sul cortile. Remake del francese Crime d’amour, ecco un negligente copia e incolla della sinossi ufficiale: Il rapporto di amore-odio tra due donne in carriera, impiegate nella stessa azienda, tra competizione, seduzione e vendetta.
La poetica dello sguardo di Brian De Palma, intesa come analisi di tutti quegli strumenti che stanno dietro la visione filmica, trova nella pellicola una rappresentazione della macchina da presa interessante e attuale.
Da sempre vicino al campo della comunicazione (basti pensare all’importanza della televisione in Hi, Mom!), De Palma attualizza le sue fissazioni d’autore (Il cinema di Alfred Hitchcock): non più macchine fotografiche, cineprese o mixer audio, lo spettro d’interesse del cineasta si sposta sui new media (YouTube ma anche smartphone), una riflessione già alla base di Redacted, ma che trova nel thriller depalmiano la sua prima rappresentazione.
Non a caso, le protagoniste sono due copywriter, Christine e Isabelle, una delle quali troverà la consacrazione lavorativa grazie a un concept caricato su YouTube. Social network e cellulari diventano così il veicolo non solo per scatenare la tensione tra i personaggi, ma rappresentano anche l’occhio voyeuristico dello spettatore, come arma di potere o prova inconfutabile.
Maestro indiscusso della suspense, De Palma mescola le carte in tavola, moltiplica le visioni e le porta in un terreno diviso tra sogno e realtà. In Passion, infatti, ci sono tutte le fissazioni di De Palma nei confronti del cinema hitchcockiano: il tema del doppio (Christine), la doccia, il voyeur (Dirk/Dani) e altri riferimenti di genere.
Il film si avvale anche di un ottimo cast, con Rachel McAdams e Noomi Rapace, femmes fatales dalla sensualità pericolosa, di una colonna sonora che cambia a seconda degli eventi narrati (settima collaborazione con il compositore Pino Donaggio) e di una eccellente fotografia noir.
Il racconto acquista così una nuova prospettiva e, allo stesso tempo, mantiene intatte le regole del thriller care al regista. Eppure, storia vera, c’è ancora chi considera il cineasta un autore fermo agli anni ’80, estremamente citazionista. Ai detrattori rispondiamo con lo stesso garbo di De Palma in conferenza stampa, con una pernacchia: prrrr.
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