Venezia 71. 99 Homes: la recensione
99 Homes, in concorso a Venezia 71, non ha colpi di coda, scorre lento e inesorabile come un fiume verso un finale assolutamente prevedibile. Eppure è un buon film. Uno spaccato abbastanza realistico di ciò che sta succedendo nell’ultimo decennio nel sistema economico statunitense e che si sta diffondendo come una pandemia: ogni giorno migliaia di americani vengono frettolosamente, due minuti concessi per sola cortesia, sfrattati dalle loro case, rovinati da esorbitanti mutui richiesti e concessi con faciloneria. “Trentamila dollari per costruire un porticato quando, per venticinque anni, ne avevano fatto a meno”. E’ un tema che colpirà direttamente il cuore e lo stomaco di molti, ma non la testa, perché il regista Ramin Bahrani, questa volta un po’ meno preso dall’American Dream ma non certo caustico come il Michael Moore di Capitalism: a love story, è più interessato a mostrarci come situazioni del genere possano profondamente incidere sul carattere delle persone, purtroppo senza affondare la lama fino in fondo, che spiegarci come le decisioni delle banche e dei politici in mano alle lobby del potere, che donano loro montagne di denaro usato poi per ampliare i loro benefit e non per salvare un popolo sempre più in difficoltà – vedi appunto pignoramenti e sfratti – abbiano determinato questa situazione.
L’imprenditore Rick Carver, il bravo e forse non sempre abbastanza apprezzato Michael Shannon, è un piccolo predatore che sa bene di nuotare in un mare profondo. Ma proprio li risiede la sua forza: ha imparato ad utilizzare a proprio vantaggio un sistema che altri hanno truccato, inventandosi nuove manipolazioni, senza pietà e pagando, anche lui, il prezzo di una vita ricca ma tutt’altro che idilliaca. Dennis Nash, un Andrew Garfield troppo poco stropicciato per essere fino in fondo credibile, è invece un giovane operaio che ha fatto il passo più lungo della gamba e si ritrova con madre e figlio in un motel per poveri. La sua determinazione a riavere ciò che è suo da vita a una mutua collaborazione tra i due: “Hai lavorato onestamente per anni e cosa hai ottenuto? Mettila come vuoi, ma il risultato è che loro hanno vinto mentre tu hai perso”. Con questa frase Carver convince facilmente Dennis a diventare duro ma per la causa sbagliata.
Una conclusione buonista è l’unica pecca di questo film. Forse è utopistico pensare che un giovane uomo, che giorno dopo giorno lottava per la sopravvivenza sua e dei suoi cari, così sveglio da essere notato proprio dal suo aguzzino, di cui tra l’altro non ha alcuna soggezione, possa rinunciare a tutto, famiglia, casa, lavoro, un’impensabile stabilità economica, persino la libertà, per fare la cosa giusta, ben sapendo che il corrotto e corruttore Carver non avrebbe evidentemente pagato alcun prezzo. Come per le case: “Loro le costruiscono, io le possiedo”.
Scritto da Vanessa Forte.
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Davide V. | ||
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