Venezia 70. We Are the Best!: la recensione
Una commedia indie-punk in salsa nordica
We Are the Best!, titolo del film diretto dallo svedese Lukas Moodysson e presentato a Venezia 70 nella sezione Orizzonti, è il grido di battaglia delle giovani protagoniste, tre ragazzine che, nella Stoccolma del 1982, fondano una band punk e muovono i primi passi sulla scena locale.
Pur ambientando la vicenda in un momento storico di importanti trasformazioni in campo musicale, con il movimento punk che cedeva il passo a gruppi come Joy Division al grido di “Punk is dead!“, il regista non ha la pretesa di girare un affresco generazionale sul periodo, quanto una simpatica commedia adolescenziale in salsa nordica, tratta dalla graphic novel alternative Aldrig Godnatt, realizzata da sua moglie Coco Moodysson nel 2008.
Con un occhio al cinema indie-teen americano, il regista esprime chiara simpatia e solidarietà per queste tre adolescenti sensibili ma per nulla glamour, che trovano nell’amicizia e nella musica la forza per ribellarsi a un mondo verso il quale si sentono inadeguate, fra genitori incapaci di comunicare con loro e coetanei maschilisti o comunque superficiali. Moodysson si dimostra abile e delicato nel mostrare il disagio esistenziale delle piccole protagoniste, che abbracciano l’ideale anarchico del punk in quanto è il solo a dare voce alla loro frustrazione e alla loro rabbia di ragazze ribelli per natura (come la leader Klara), bruttine (nel caso della timida Bobo) oppure oppresse da un’educazione all’insegna del fanatismo religioso (in quello dell’introversa Edwig).
Se la parte in cui nella vita delle tre fanno capolino i primi interessi verso i ragazzi, e la loro amicizia viene messa in crisi, appare come la più debole, al contrario si fanno apprezzare per la loro irriverenza le sequenze nelle quali Klara insulta la religione e quella finale, in cui le ragazze danno dimostrazione di avere appreso bene lo spirito del punk.
La bella fotografia vintage sui toni del rosso e una colonna sonora fatta di canzoncine demenziali quanto efficaci (particolarmente spassosa quella che recita “Odio lo sport“) contribuiscono a rendere il film assai piacevole e divertente per un pubblico abbastanza vasto, al di là del target un tantino hipster cui principalmente è diretto.
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Non ho visto Fucking Åmål, questo però te lo consiglio a prescindere, secondo me lo apprezzeresti! 🙂
Fucking Åmål mi era piaciuto molto, attendo l’uscita di questo!