Romanzo di una strage, l’ultimo attesissimo film di Marco Tullio Giordana, porta sul grande schermo l’Italia degli anni di piombo; quella di cui si sa poco e si parla ancora meno.

Dopo la condanna alla mafia de I cento passi (2000) e il viaggio dal ’68 a tangentopoli di La meglio gioventù (2003), il regista lombardo ripercorre uno degli avvenimenti più oscuri e controversi della storia dell’Italia contemporanea: la strage di Piazza Fontana.

Quel tragico 12 dicembre 1969 resta un mistero. Diciassette i morti e più di ottanta i feriti. Numerose le indagini avviate: zero i colpevoli condannati. Un enigma del nostro passato che, almeno nella finzione, trova una soluzione. Giordana ricostruisce puntualmente le varie fasi dell’inchiesta sui “fatti di Piazza Fontana” dalla scoppio dell’ordigno alla banca popolare dell’agricoltura, alla tragica morte per defenestrazione dell’anarchico Giuseppe Pinelli fino all’assassino del commissario Luigi Calabresi.

Un romanzo per immagini dove i capitoli salienti dell’inchiesta si susseguono e alla maniera di Giordana ricostruiscono una realtà difficile, all’interno della quale, prende forma una complessa matassa di personaggi restituiti con passione dal corposo cast (Valerio Mastandrea, Pierfrancesco Favino, Giorgio Tirabassi e Laura Chiatti).

Il film rispecchia nella sua sottile architettura di gesti e comportamenti la volontà di Giordana di non raccontare solo i fatti, ma soprattutto i sottili legami tra i personaggi: anarchici, fascisti e poliziotti con i loro ideali e le loro insicurezze, indagati psicologicamente sul filo dell’emozione. Così scopriamo che Pinelli forse era innocente e che il commissario Calabresi non era poi così cattivo.
Un appuntamento, quello con Romanzo di una strage, con il cinema necessario; un’occasione per conoscere meglio la nazione in cui viviamo.

Scritto da Micol Lorenzato.

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Edoardo P.
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