Nessuno mi può giudicare… Sarà, ma un parere noi dobbiamo pur darlo. Senza prenderci troppo sul serio (e senza prendere troppo sul serio il film) dobbiamo guardare l’ennesima commedia made in Italy (o meglio made in Brizzi & Co.) e valutarla per quello che è: una pellicola riuscita. Sorpresi? Eppure è proprio così. L’esordio alla regia di Massimiliano Bruno (il Nando Martellone di Boris e lo sceneggiatore, fra gli altri, di Notte prima degli esami) non passerà certo alla storia del cinema, ma resta una commedia ben girata, ben scritta e ben interpretata.

Paola Cortellesi, Raoul Bova e Rocco Papaleo gestiscono infatti con scioltezza gli sketch che compongono il film, portando a casa, fra citazioni e battute, un discreto risultato. Un dubbio però rimane, come trasformare tutto questo in una vera commedia? Eh si, perché una commedia che si rispetti non è certo la semplice somma di scenette divertenti e trovate. “Ci vuole tanto studio, tanto lavoro di sceneggiatura” ci ha detto lo stesso Massimiliano Bruno, incontrato proprio all’uscita dalla sala, per creare una vera commedia. E su questo non possiamo che concordare. Siamo meno d’accordo sul fatto che questo lungo lavoro di risciacquo dei suoi panni in Arno (o forse, nel suo caso, nel Tevere) sia davvero riuscito a portare dei frutti.

Il film è un ottimo insieme di sketch, non c’è alcun dubbio. Ma una commedia è un’altra cosa. E’ un corpo omogeneo, un’amalgama armonica in cui brillano le battute e le gag. Nel film di Massimiliano Bruno invece, quando manca la scintilla, quando si spegne la risata si avverte forte l’assenza di una vera storia, di un filo conduttore che ci tenga legati alla pellicola. Per essere un esordio si può però essere comunque ottimisti. Il panorama del genere in Italia ha infatti enorme bisogno di film che siano in grado di incassare ai botteghini senza essere per forza triviali, scurrili e rozzi.

Nessuno mi può giudicare quindi, ma noi la nostra opinione l’abbiamo data, e ci permettiamo anche una piccola polemica (manifestata anche apertamente allo stesso Bruno). Possibile che ogni commedia italiana, anche la più riuscita, debba iniziare con la voce fuori campo che racconta esattamente quello che stiamo vedendo? E’ vero che il cinema è straordinariamente ricco di splendide voice over… ma in questi casi a noi pare davvero banale e didascalica… a voi no?

Scritto da Giampiero Tempesta.

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Alice C.
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