Serie antologica ideata da Charlie Brooker, già autore di Dead Set, la britannica Black Mirror è la Twilight Zone dei giorni nostri. Due stagioni all’attivo e una terza in cantiere, in Italia è stata trasmessa da Sky Cinema e Rai 4. Imminente lo speciale di Natale White Christmas, il cui trailer annuncia un episodio di lunga durata dove la star di Mad Men Jon Hamm sarà protagonista a fianco di Oona Chaplin e Natalia Tena, prelevate dal cast di Game of Thrones.

Black Mirror porta sui nostri schermi un mondo distopico che assomiglia al nostro, o che ne indossa la maschera; un mondo dove è il nostro rapporto con la tecnologia a generare mostri. Non assisteremo a viaggi interstellari o a piegature dello spazio-tempo: Black Mirror trova la sua distopia nella possibile evoluzione di ciò che oggi è perfettamente normale (smartphone, servizi on demand, reality show etc.), e che mutando la relazione dell’umano col medium – soprattutto con i mass media – provoca conseguenze nefaste.

C’è un clima apocalittico che tende all’horror claustrofobico (su tutti White Bear); e come spesso accade nella formula del racconto breve, d’orrore o fantascienza che sia, la parabola si fa morale, se non moralista. Lo specchio nero che ci riflette non è più ai confini della realtà, alla periferia del possibile. Si trova piuttosto al centro della nostra società, perché il futuro sinistro di Black Mirror è pensato per poter accadere anche oggi. Non a caso la serie esordisce con The National Anthem, dove la dimensione non è prettamente sci-fi, ma si traveste da black comedy (il primo ministro inglese è vittima di un ricatto che gli impone di accoppiarsi con un maiale in diretta TV). Lo spettatore approda così in un universo crudele dove si pentirà di ogni risata rubatagli dallo show, perché dietro la maschera del grottesco si cela l’orrore. È così per Waldo, politico populista ma soprattutto cartone animato – interpretato da un comico fallito – pronto a generare caos e violenza (The Waldo Moment, nel quale molti hanno notato una sorprendente somiglianza con il nostrano M5S).

Media e tecnologia sono nemici dell’uomo, ne insidiano la natura: sono terribili i reality di White Bear e 15 Millions of Merits (quest’ultimo vetta distopica della serie), o i software in grado di riprodurre la personalità dei defunti (Be Right Back). Questi, assieme al device che registra ogni istante della nostra esistenza (The Entire History of You), prendono spunto da strumenti come smartphone e social network per raccontare di una vita digitale che museifica se stessa nel momento stesso in cui accade, incrinando il presente e arrivando a trasformarsi in fantasma e mostro. In Black Mirror l’umanità cede al totem digitale le parti fondamentali della propria natura, cominciando con la dignità, per perdere poi la libertà; e invece di sfuggire alla morte, ne diviene il fantoccio.

Insomma, la morale apocalittica di Black Mirror è senza pietà: questo mondo nero e distorto potrebbe essere il riflesso di ciò che siamo oggi.

Sara M.Barbara N.Eugenio D.Sara S.
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