Knights of Badassdom è la rivincita dei nerd in armatura, uno sword and sorcery intinto di sangue, comicità demenziale e tanto geek pride. Annunciato al Comic-Con nel 2011, ma distribuito nelle sale americane solo nel gennaio 2014 e ancora inedito in Italia, il film di Joe Lynch conferma il talento del suo autore, cresciuto a b-movie, romanzi di Stephen King, musica heavy metal e comic books. Knights of Badassdom è tutte queste cose, un po’ commedia generazionale, un po’ avventura fantasy e un po’ horror splatter, ma denota una certa sensibilità verso le tematiche del rifiuto delle etichette imposte dal conformismo della società, dell’assunzione di responsabilità e del perseguimento delle proprie passioni, qui filtrate attraverso il ritratto molto ben caratterizzato di un gruppo di adulti nerd appassionati di giochi di ruolo dal vivo.

Uno Steve Zahn al massimo della forma comica guida un cast di interpreti in gran parte provenienti dal mondo delle serie televisive più amate da questo genere di pubblico, in cui spiccano il barbuto attore feticcio del regista Ryan Kwanten (True Blood), la whedoniana Summer Glau (Firefly, Serenity) e un Peter Dinklage visibilmente divertito che, a differenza del suo Tyrion Lannister di Game of Thrones, qui appare impegnato personalmente in duelli a singolar tenzone, con effetti imprevedibili.

Così il riluttante Joe (Kwanten), aspirante cantante metal, ma costretto a lavorare come meccanico, dopo essere stato lasciato dalla fidanzata viene portato dagli amici Eric (Zahn) e Hung (Dinklage) a una sessione di gioco di ruolo dal vivo, per una rimpatriata in memoria dei vecchi tempi in cui giocavano a Dungeons & Dragons. Peccato che Eric, venuto in possesso tramite eBay di un antico libro magico, evochi per sbaglio un feroce demone, che inizia a seminare panico e morte fra i giocatori. E i nerd amanti del fantasy dovranno combattere sul serio.

La rappresentazione cinematografica del mondo dei giochi di ruolo dal vivo è credibile e ricca di humour, a tratti irresistibile (come nella lezione di combattimento impartita da Hung a Joe, con tanto di visualizzazione dei punti ferita), ma soprattutto puntuale nel satireggiare affettuosamente i vari stereotipi a esso legati (il fanatico della verosimiglianza, il pazzo esaltato pronto a menare le mani, la guerriera sexy, il master ossessionato dal controllo). E’evidente la simpatia del regista verso questi adulti un po’ immaturi e più o meno sfortunati (c’è anche un disabile in sedia a rotelle), che si consolano dei troppi fallimenti della vita reale impersonando valorosi guerrieri e potenti maghi impegnati in epiche battaglie contro mostri e draghi, e assaporando così quella gloria che altrove è loro negata. Il fatto che il demone assuma l’aspetto della ragazza che ha scaricato Joe perché non era abbastanza vincente conferma il messaggio del regista di ribellione verso quella società conformista che marchia come perdente chiunque non si adegui al modello sociale prestabilito, senza tener conto delle aspirazioni personali di ciascuno.

Sul piano dello stile, traspare l’influenza del cinema degli anni Ottanta, periodo in cui è cresciuto il regista: se gli incauti protagonisti potrebbero essere benissimo una versione adulta de I Goonies o dei ragazzini di Stand by Me, l’idea portante del libro stregato e dell’evocazione fortuita del mostro richiama chiaramente La casa, da cui riprende anche l’ambientazione nei boschi e le soluzioni visive all’insegna dello splatter. Gli altri cattivi, i rednecks appassionati di paintball guidati dal corpulento W. Earl Brown (Bloodworth) sembrano invece fare il verso alle atmosfere survival di Un tranquillo weekend di paura. Nonostante i toni grotteschi e gli effetti speciali a basso costo, con una modesta grafica digitale affiancata a goffi modelli in animatronics, non si scade mai nel trash, grazie anche alla buona tenuta narrativa e al livello sorprendentemente alto della recitazione. Più vicino alla consapevolezza cinefila di Benvenuti a Zombieland che alla parodia ignorante e qualunquista alla Horror Movie, Knights of Badassdom racchiude la propria essenza nello sguardo autoironico, ma allo stesso tempo assolutamente cazzuto, del nostro amatissimo Peter Dinklage alias Hung il Magnifico.

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