La quarta stagione di Game of Thrones si chiude con la coppia di episodi The Watchers on the Wall, diretto da Neil Marshall, e The Children, diretto da Alex Graves. È ormai una tradizione che il nono episodio metta in scena una battaglia (o un matrimonio finito male); Neil Marshall, che aveva già alleviato la sete di sangue e di arti mozzati degli spettatori grazie ai fumi verdastri di Blackwater nella seconda stagione, torna qui alla regia con l’episodio interamente dedicato all’assalto dei Bruti alla Barriera. E tutto va come deve andare: guerrieri arrampicati su muri di ghiaccio, enormi falci a difendere il Castello Nero, mammuth e giganti lanciati contro i Guardiani della Notte, e naturalmente Ygritte contro Jon Snow. Inutile dire che in questo nono episodio perdiamo una grossa parte del cast della Barriera, per lo più costituito da personaggi di cui non sempre si riusciva a ricordare il nome o che potevano facilmente essere confusi con altri; problema irrilevante, dato che al termine della puntata sono quasi tutti morti. Ci lascia anche Ygritte, trapassata da una freccia scoccata dal bambino che lei stessa aveva reso orfano in Breaker of Chains. Purtroppo Benioff e Weiss non riescono a trattenersi, e cedono al ridicolo involontario facendole pronunziare il tormentone you-know-nothing-jon-snow mentre esala l’ultimo respiro.

The Children chiude la stagione con diversi colpi di scena, tutti collegati a uno dei nodi tematici più forti della serie: i figli. Assistiamo così al blando tentativo di Jon Snow di uccidere Mance Rayder, figura da lui amata e rispettata, riconducibile al padre Ned Stark; e proprio Ned sarà nominato da Jon Snow al cospetto di Stannis Baratheon, improvvisamente apparso al Nord con un’orda di cavalieri che sconfiggono definitivamente l’esercito di Mance.

Se ci spostiamo a Meereen troviamo invece Daenerys, la Madre dei Draghi, costretta a prendere la terribile decisione di rinchiudere i suoi bambini in una buia segreta per evitare che si mangino i figli degli altri. Solo Drogon, ombra nera e drago adolescente, scampa alla punizione materna: è già fuggito da Meereen, seminando il panico sulle colline.

Nel profondo Nord oltre barriera la squadra di Bran giunge a destinazione: sotto alle radici di un grande albero vive ancora il popolo più antico, i Figli della Foresta, pronto a insegnargli a volare. Salutiamo Jojen Reed, che a dispetto di quanto letto nei libri di Martin non ce la fa fino alla fine della serie TV e muore accoltellato da uno scheletro guerriero.

I figli di Tywin Lannister colgono l’occasione di questo gran finale per regalare le ultime gioie al loro odiato padre-padrone. Cersei gli rivela la verità sui rapporti tra lei e il fratello Jaime, e festeggia con il gemello in un trionfo di passione incestuosa. Ma la prole di Tywin ha ben altro in serbo per lui: Tyrion decide di risolvere una volta per tutte i problemi di relazione col padre (che lo ha appena condannato a morte) uccidendolo a colpi di balestra, non prima però di aver strangolato il suo ex grande amore reo di aver ceduto al potere paterno. E così, in un finale di stagione che è un’ecatombe di personaggi, ci lasciano anche il capofamiglia dei Lannister e la povera prostituta Shae, personaggio già vittima di terribili torture e alterazioni narrative inflittele da George R.R. Martin nei libri e dai perfidi Benioff e Weiss nella serie televisiva. Valar morghulis…

A tal proposito, dopo un’intera stagione dove Arya e il Mastino sono stati caratterizzati da una sceneggiatura picaresca d’ispirazione vagamente spaghetti western, la loro avventura giunge mortalmente al termine. E lo fa con un’improbabile lotta tra gli aspiranti tutori di Arya Stark, gli autoproclamatisi genitori putativi Brienne e Sandor il Mastino; purtroppo per tutti noi, è il secondo ad avere la peggio. La vera sorpresa dell’episodio conclusivo è la scelta di Arya, che vediamo nelle ultime scene finalmente diretta a Braavos. Nulla da eccepire sulla decisione di spendere finalmente la moneta di ferro regalatale dal misterioso e quanto mai affascinante Jaquen H’ghar in Valar Morghulis; se un assassino capace di cambiare i lineamenti del proprio volto vi invitasse a seguirlo nella versione fantasy di Venezia per iniziarvi ai segreti della sua setta di superkiller, voi continuereste a vagare senza meta per la campagna o vi imbarchereste alla volta di mirabolanti avventure? Stride però la conclusione dell’amicizia tra Arya e il Mastino, che la piccola Stark abbandona gravemente ferito in mezzo al nulla. Durante l’intera stagione è stato messo in evidenza il rapporto sempre più positivo tra i due compagni di strada; e le azioni di Sandor Clegane tutto sommato compensano i misfatti di una volta, tant’è che il Mastino si batte con Brienne per affermare in un certo senso la sua neo-paternità di Arya, che lui dichiara essere ora affidata alle sue cure. Risulta dunque una soluzione posticcia e priva di logica quella di far scappare Arya nell’indifferenza per il destino di quello che è stato un amico affezionato e importante.

Game of Thrones, non ci sarebbe neanche bisogno di dirlo, è stato rinnovato dalla HBO per altre due stagioni, anche se gli autori David Benioff e D. B. Weiss hanno più volte dichiarato di avere programmato 7 stagioni complessive. Qualche anticipazione sul prossimamente, soprattutto dal punto di vista degli attori: con la quinta stagione Nathalie Emmanuel (Missandei) e Michiel Huisman (Daario) avranno più spazio; si dice che ci sia stato un recast per il personaggio di Myrcella Baratheon, da anni ormai residente a Dorne, che sarà la nuova location di rilievo della prossima stagione. E sempre a proposito di giovani dorniane, sembra che Tanya Raymonde (niente meno che Alex di Lost) abbia fatto un’audizione per il ruolo di Obara Sand, figlia del defunto Oberyn Martell. In attesa di vederla calcare le scene sabbiose dei set spagnoli, aspettiamo fiduciosi i colpi di scena della prossima stagione dello show più amato del mondo.

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