The Bear and the Maiden Fair (3×07, L’orso e la fanciulla bionda) e Second Sons (3×08, I secondi figli) – andati in onda rispettivamente il 12 e il 19 maggio – sono entrambi diretti da Michelle MacLaren, per la prima volta dietro la macchina da presa di Game of Thrones, ma già nota per avere diretto alcuni episodi di Breaking Bad e di The Walking Dead. Ed effettivamente i due episodi formano un discreto e compatto dittico, in cui si sente la mano autoriale di un singolo regista; una donna, in questo caso, che riesce a infondere da un lato umanità, dall’altro ferocia (fisica nonché psicologica) in alcune significative sequenze.

Senza dilungarsi né perdersi tra le numerose linee narrative e i numerosissimi personaggi – è ormai consolidata la tecnica di portare avanti tutte le trame, con un montaggio alternato che permette in ogni episodio di seguire tutti i personaggi – può essere utile concentrarsi su alcuni momenti importanti o su alcune svolte narrative, utili ai fini del complesso, ramificato e stratificato racconto.

Nel primo dei due episodi, la Regina dei Draghi prosegue la sua marcia verso la conquista dei Sette Regni: presso la Città Gialla di Yunkai, Daenerys, insieme ai suoi cavalieri Ser Jorah e Ser Barristan e con l’esercito di 8.000 Immacolati, ha un colloquio con uno dei padroni della città, a cui rende nota l’idea di liberare i suoi 200.000 schiavi. Il padrone, Grazdan mo Eraz, contrariato, offre molto oro alla Madre dei Draghi: la donna lo accetta, ma impone comunque all’uomo di liberare tutti gli schiavi, minacciando altrimenti di attaccare la città. Grazdan rifiuta l’offerta, lasciando risentito la tenda. Nel secondo episodio, nell’accampamento fuori Yunkai, la khaleesi incontra il “Bastardo del Titano” Mero e i suoi luogotenenti Prendahl na Ghezn e Daario Naharis, capi dei cosiddetti “Secondi figli” (Second Sons, appunto). La donna tenta di persuadere Mero a rinnegare il suo accordo con Yunkai e a combattere per lei, concedendogli due giorni di tempo per prendere una decisione. I tre leader, per evitare lo scontro armato, discutono su chi debba uccidere Daenerys e, con un sorteggio, viene scelto Daario, che prende però la decisione di uccidere gli altri due capi (il fatto avviene fuori campo), per giurare poi fedeltà all’esercito di una Daenerys indifesa e vulnerabile, immersa in una vasca da bagno: ormai la “regina”, anche senza la protezione dei suoi draghi e dei suoi uomini, è sempre più sicura di sé, consapevole di guidare un esercito sempre più numeroso e temibile.

Rimangono interessanti i dialoghi “politici”, degni di un’oratoria da antico Impero romano, che avvengono nelle tende, dove – come è sempre avvenuto e sempre avverrà nella Storia – pochi uomini decidono del destino (di vita o di morte) di molti; mentre la regina assomiglia sempre più a un’imperatrice del popolo, nella sua volontà di liberare gli schiavi e farsi portavoce dei “poveri”, come il dittatore Cesare con i suoi populares.

Sempre più “umano” è il cosiddetto “Sterminatore di re” Jaime Lannister che, dopo essere stato (mutilato e) liberato, durante il viaggio verso casa decide di tornare sui suoi passi, preoccupato per la sorte di Brienne (che teme non verrà restituita a Lord Tarth, bensì rimarrà ad Harrenhal): ritorna così alla fortezza, dove scopre che la donna è stata costretta da Locke e dai suoi uomini a combattere contro un immenso orso (ecco l’orso e la fanciulla bionda del titolo), armata solamente di un’inutile spada di legno. L’uomo salta nell’arena, salva Brienne e i due si allontanano insieme, verso Approdo del Re.

Il sesso, poi, è tòpos centrale in tutta la serie della HBO: dopo le parentesi romantiche di John Snow e Ygritte, che continuano ad amarsi più o meno ingenuamente come due adolescenti, è significativa la sequenza in cui, dopo le torture degli episodi precedenti, Theon Greyjoy viene liberato da due giovani e belle donne che gli danno dell’acqua e gli puliscono le ferite, per poi iniziare a spogliarsi e a sedurlo. Ma i tre vengono improvvisamente interrotti dal carnefice (interpretato da Iwan Rheon, il Simon di Misfits) che continua nelle sue torture (il sesso stesso è arma di “tortura”, attraverso il “coito interrotto”), impartendo anche l’ordine di evirare lo stesso Theon.

Degno dei tipici “giochi di potere” dell’antica Roma è anche il dialogo tra Cersei e Margaery (dialogo in cui la prima intimidisce la seconda): le donne sembrano apparentemente esseri deboli, spesso nascoste dietro dolci e bei lineamenti, ma in realtà sono spesso più forti, potenti, perverse e determinate degli uomini guerrieri, che nascondono invece una profonda umanità. Poi una sequenza di umiliazione: inizia la cerimonia di matrimonio programmato tra Tyrion e Sansa; la donna viene accompagnata lungo la navata da Re Joffrey e proprio quest’ultimo, nel tentativo (riuscito) di mettere in difficoltà lo zio, impedisce a Tyrion di usare una scaletta per avvolgere la sposa nel mantello nuziale; il Folletto è così costretto a chiedere umilmente a Sansa di abbassarsi. Alla festa di nozze, poi, Tyrion si ubriaca e diventa sempre più irritante (e divertente) nei confronti di Sansa, di Tywin e dello stesso re Joffrey, che viene minacciato dallo zio. Anche Tyrion si dimostra sempre più “docile e umano”, arrivando a dire a Sansa, durante la prima notte di nozze, che non condividerà il suo letto finché non sarà lei a desiderarlo.

L’episodio si avvia alla conclusione con i personaggi di Sam e Gilly, che, oltre la Barriera, continuano il loro viaggio di ritorno verso Castello Nero. Durante la notte si fermano in una capanna abbandonata e, seduti intorno al fuoco, cercano un nome per il figlio di Gilly. Vengono però interrotti da alcuni corvi gracchianti: Sam esce dalla capanna e viene attaccato da un terrificante Estraneo che si avvicina al piccolo neonato (la sequenza notturna è una delle più orrifiche dell’intera serie). La bestia di ghiaccio frantuma la spada di Sam con un semplice tocco e continua imperterrita verso il bambino, ma Sam la trafigge con una punta di Vetro di Drago, che dissolve lo scheletro in una polvere di ghiaccio. I due fuggono nella notte verso la macchina da presa, e l’inquadratura stacca sulle gracchianti “grida” dei corvi che li inseguono.

Scritto da Luca Pasquale.

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