Buffy The Vampire Slayer di Joss Whedon: più che “istruzioni per l’uso”, la celebrazione di un cult. Iniziamo dal principio: una teenager cammina in un vicolo, combatte un vampiro e lo riduce in polvere. Houston, abbiamo un problema! Secondo le regole di genere la bionda è la prima a morire, Buffy però non è la solita teenager, ma la cacciatrice destinata a sconfiggere le forze del male.

Il papà di Buffy l’Ammazzavampiri porta in TV vampiri con l’anima, demoni della vendetta e ragazze invisibili, per raccontare un universo del possibile in cui i mostri sono reali. A ucciderli troviamo Buffy, una ragazzina frivola, dedita allo shopping e al gossip, ossia l’opposto degli eroi cinematografici anni ’90, tutto machismo e testosterone. BTVS esordisce al cinema nel 1992 e affossa per sempre le carriere di Kristy Swanson e Luke Perry. La sceneggiatura whedoniana viene interamente travisata dalla regista, Fran Rubel Kuzui, la quale dirige un epic fail (16 milioni di dollari al box office) che solo lontanamente racchiude le caratteristiche vincenti del personaggio (QUI la nostra recensione).

Passare da flop a cult non è facile, solo l’emittente The WB dà una possibilità al programma e lo inserisce in palinsesto come rimpiazzo di metà stagione. In piena libertà creativa, Whedon realizza una serie diversa da tutto quello che popola gli schermi degli anni ’90 : dal teen drama in stile Beverly Hills 90210, alla commedia horror Un lupo mannaro americano a Londra, lo sceneggiatore e regista unisce i generi più diversi e crea un prodotto televisivo difficilmente categorizzabile.

A rendere la storia affascinante è la rilettura del liceo come luogo demoniaco: il Sunnydale High si trova infatti sopra la Hellmouth, la Bocca dell’Inferno, che naturalmente si aprirà più e più volte nel corso della serie. Interessante è anche le caratterizzazione psicologica dei personaggi: tutti i protagonisti intraprendono un percorso di crescita, dall’adolescenza all’età adulta, realistico e sfaccettato e spesso in bilico tra bene e male, al di là della sterile caratterizzazione dei teen drama anni ’90. Buffy (Sarah Michelle Gellar), Spike, Willow, Faith, Cordelia, solo per citarne alcuni, vengono inizialmente presentati attraverso stereotipi (la ragazzina superficiale, il vampiro, la secchiona nerd, la cacciatrice assassina, la stronza) per poi maturare un’identità personale, messa più volte in discussione dalle loro azioni.

Anche il telefilm cambia pelle, da serial per adolescenti a opera per adulti: Buffy cresce insieme ai telespettatori. Le tematiche diventano infatti più significative: con grande sensibilità e coraggio, Joss Whedon tratta temi delicati come la ricerca di se stessi (Buffy e il ruolo di prescelta), la solitudine (la ragazza invisibile, Jonathan), la famiglia rappresentata non come gruppo parentale bensì come nucleo amicale (Tara), l’omosessualità (Willow), la tossicodipendenza (la magia) e molto altro ancora, senza mai giudicare le scelte dei personaggi.

Inoltre, l’approccio inesperto di Whedon al mezzo televisivo ha permesso all’artista di rendere BTVS un terreno fertile per la sperimetazione. Buffy è infatti il telefilm che più di tutti ha saputo giocare con i filoni, attraverso episodi sempre diversi e nuovi, anche stilisticamente. Tra i più significativi, “Hush”, girato senza l’utilizzo delle parole; “Who are You?”, con la memorabile analogia magia/primo rapporto sessuale; “Restless”, visionario e Lynchiano; “The Body”, esempio forse unico nel campo televisivo in cui la morte viene rappresentata in modo così realistico e crudo; “Once More With Feeling”, un affettuoso tributo al genere musical, fino a “Normal Again” in cui Whedon propone una coraggiosa rilettura della storia. Una sperimentazione che si potrae fino ai credits di chiusura: il logo di Mutant Enemy, abitato da un mostro che attraversa orizzontalmente lo schermo, cambia aspetto in alcuni episodi speciali. In “Amends“, ad esempio,  l’unico episodio natalizio della serie, il demone indossa un cappellino da Babbo Natale.

Non manca la critica verso la serialità statunitense, troppo prevedibile: l’improvvisa presenza di Dawn nella quinta stagione, ad esempio, è una chiara presa in giro dell’espediente narrativo più abusato di sempre, ossia l’inserimento assolutamente random di parenti mai visti prima. Joss Whedon è infatti un autore imprevedibile, sempre pronto a stupire lo spettatore attraverso colpi di scena inaspettati, come il destino di Tara in “Seeing Red” (cliffhanger mascherato dalla presenza di Amber Benson nella sigla d’apertura). C’è del genio.

Sugli schermi nostrani la serie è stata penalizzata da un adattamento decisamente troppo italiano che annienta i dialoghi brillanti, i neologismi e le citazioni. Un approccio a volte comprensibile (quando si tratta di slang che non è trasparente nemmeno per gli spettatori yankee), ma più spesso prigro, sciatto, frainteso, disinteressato, senza alcuna motivazione. La lista di atrocità è infinita, ecco i WTF più clamorosi: in “The Wish” viene citato un inaudito “Maestro ROSA” invece di “The Master Rose, he let me live to punish me” (“Il Maestro è risorto, mi ha lasciato vivere per punirmi”, diceva in realtà Angel); via riferimenti sessuali, sia mai che un adolescente smetta di credere alla cicogna (Buffy a Spike: What else would I want to pump you for? I really just said that, didn’t I? – traduzione: Cos’altro volevi che facessi? Mettiti nei miei panni!); in “Grave” a Spike viene restitutità la sua “identità” invece dell’anima (ridoppiato correttamente dopo l’insurrezione dei fan). Insomma, traduzioni tanto ridicole da far sembrare Se mi lasci, ti cancello un titolo d’autore. Non va meglio dal punto di vista del doppiaggio (voci sostituite all’improvviso) e per la programmazione: presentato in prima serata su Italia1, insieme all’ultima stagione di X-Files, BTVS viene successivamente spostato alle 18.00 sotto l’osservazione del Moige (addio messa in onda di “New Moon Rising), per poi passare all’oblio della notte fonda.

Senza censure e In Orario, i Blogger Erranti vi invitano a celebrare i dieci anni dalla messa in onda del series finale. Non perdetevi la retrospettiva “Buffy in 4” dedicata ai migliori episodi della serie, prossimamente su Cinema Errante. If the apocalypse comes, beep me.

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Alice C.Chiara C.Lucia T.Sara M.
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