Biancaneve (2012): la recensione
Biancaneve, la storia mai raccontata. Nel ruolo della protagonista Lily Collins, ma a far parlare di sé è Julia Roberts versione strega cattiva. Diretto da Tarsem Singh, il film è in arrivo nelle sale mercoledì 4 aprile.
“Blah blah blah, her hair is not black, it’s raven and she’s 18 years old – and her skin has never seen the sun, so of course it’s good.“
La vera rivelazione del film è proprio lei: la strega cattiva. A darle antipatia e rughe è Julia Roberts, forse nel primo ruolo dove non sorride con tutti i suoi bianchissimi denti. Mirror, Mirror, il titolo originale del film, dà spesso l’impressione di essere stato confezionato sulla diva di Atlanta, suoi i costumi più incredibili e le scene più riuscite. Non convince troppo Lily Collins, anche nella versione più furbetta e meno favolosa ma sarà la solita storia del “fascino del male”. Nessun commento invece per la scelta del principe. Mentre i nani si sa, sono belli a prescindere, oltre ad essere richiestissimi in fantasiose trasposizioni pop-porno: Biancaneve sotto i nani, Biancaneve e i sette ani, Biancaneve e le tette nane, le più ricercate.
Tarsem Singh, regista che con The Fall aveva dimostrato l’immaginazione al potere, qui non esagera e arrischia qualche visione poco riuscita (lo specchio nella capanna in mezzo all’acqua ad esempio). Anche se la fiaba è raccontata nella sua versione originale (i nani sono briganti che rubano l’oro e non lavorano in miniera) e aggiornata con libere interpretazioni (il ruolo del padre), non siamo così distanti dalla versione Disney eccetto nella consapevolezza moderna di Biancaneve, che alla fine sembra arrivare a dire “anche io conosco la storia della mela“. A ricordarla bene, poi un po’ di sana vendetta contro la regina in stile Grimm c’era proprio alla fine della favola:
“Then they put a pair of iron shoes into burning coals. They were brought forth with tongs and placed before her. She was forced to step into the red-hot shoes and dance until she fell down dead“.
Singh preferisce invece far ballare tutti sui titoli di coda, in una scena Bollywood con musica indiana e coreografia di gruppo. Dove non osa Singh, per fortuna c’è la meraviglia di Eiko Ishioka, la costumista e designer giapponese premio Oscar per i costumi di Dracula di Bram Stoker, morta a Tokyo lo scorso gennaio. Dei suoi costumi in Biancaneve il mio amico Dario dice: “chiarissime le influenze di Bronzino, Hayez, Goya e Velasquez, un grande castello con grandi porte per contenere grandi abiti. Non a caso la regina è quasi sempre vestita di giallo come le giuditta di Artemisia Gentileschi, la donna seduttiva ma pericolosa. E infine, nemmeno Marian Peyosky quando ha vestito Byork per gli Oscar aveva pensato ad un cigno più bello!”.
Per scoprire chi sia la più bella del reame, non ci resta che aspettare Biancaneve e il cacciatore diretto da Rupert Sanders, con combattimenti, battaglie, mostri, eccetera eccetera.
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Credo che lo eviterò e aspetterò la Biancaneve guerriera 🙂 Comunque anche la locandina metà disneyana e metà chick flick mi convince proprio poco…