Sono il numero quattro: la recensione
Alieni, effetti speciali e supercazzole a go go: questo il succo di “Sono il numero quattro”, film con i classici toni da teen movie (alla Twilight per intenderci) e qualche trovata degna degli X Men; quello che manca è una sceneggiatura e, forse, un perché di fondo.
Comunque…il nostro protagonista è un alieno sopravvissuto insieme ad altri nove (lui è il quarto, appunto) da un massacro operato da una razza aliena nemica. Questa razza aliena (che come look ricorda i vampiri di nuova generazione in Blade 2) ora si trova sulla terra e sta continuando a sterminare i nove sopravvisuti per poi procedere con la conquista del pianeta.
Biondo aitante e ficaccione, il nostro eroe (interpretato da Alex Pettyfer) è costretto a vagare di città in città per sfuggire ai suoi inseguitori cambiando scuola e amicizie in compagnia del suo tutore, anche lui superstite. La prima parte del film, più in salsa teen, tratta appunto la sua condizione di “paria” all’interno dell’high school a causa dei suoi superpoteri (quasi dimenticavo: anche gli amanti di Smallville troveranno alcune analogie). Qui diventa subito amico del nerd di turno il cui padre è stato rapito dagli alieni e si innamora di Sara (Dianna Agron, “Glee”), la ragazza più particolare della scuola, strappandola dalle grinfie del quarterback della squadra di football, ammalato di sano bullismo americano.
Cliché dopo cliché, il nostro eroe scopre i suoi superpoteri e inizia a padroneggiarli (luci blu dalle mani, super forza e poteri telecinetici… sigh), ma sul più bello i nemici lo scoprono, uccidono il suo tutore e lo costringono allo scontro. Per scoprire il finale, privo di colpi di scena, non resta che guardare il film.
Scritto da Francesco Neri.
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