Crimson Peak: la recensione
Citazionismo sfrenato e romaticismo gotico nell'ultimo film di Guillermo del Toro, con Jessica Chastain
Crimson Peak è un film che te lo godi se lo prendi per quello che è, cioè un film minore. Non rivoluziona niente: rimescola il mazzo di carte del mélo gotico, con buona pace di Rebecca – La prima moglie, il cui spettro aleggia sul film più di quelli che perseguitano la protagonista. Guillermo del Toro è stimato da una nutrita fanbase per cose come Il labirinto del fauno, ma non scordiamo che è il padre di una serie tv come The Strain, che non esita ad andare sopra le righe. Crimson Peak ne riprende il fantasy fumettoso con fantasmi in CGI ultraposticcia che appaiono a Mia Wasikowska senza provocare alcun brivido nello spettatore.
Il film gioca con un citazionismo piuttosto fine a se stesso. Abbonda lo sfarzo nei costumi ottocenteschi, con un kitsch più da Penny Dreadful che da Dracula, anche se Tom Hiddleston si presenta agghindato alla Gary Oldman. Il romanticismo è di maniera e i fantasmi sono dei MacGuffin: senza di loro la storia sarebbe esattamente la stessa. Il castello neogotico, coi suoi prati di sangue, rimane un elemento secondario, e alla fine è l’ottima Jessica Chastain a rubare la scena a tutti, location compresa: la presenza incombente è soltanto la sua. Diva dai capelli ironicamente tinti di bruno in un film dove il colore rosso è ovunque, mette all’angolo anche le icone dark Hiddleston e Wasikowska – quest’ultima al cospetto di Chastain pare una bambolina di porcellana uscita dai film di Tim Burton più sciapi.
Quello che resta alla fine non sono i rimandi a Shining, Barbablù, alla Hammer o allo steampunk, e men che meno un generico timburtonismo che non si può proprio più vedere. Cosa funziona allora in Crimson Peak? Stranamente, a renderlo godibile è il suo andamento aritmico. Salta qualche passaggio accelerando quando ce n’è bisogno, costruendo la suspense in modo urlato. Quando ci aspettiamo uno sviluppo lento, del Toro mette l’avanti veloce e piazza un’anticipazione che colpisce la trama come un colpo di frusta. Lo fa per tutto il film, riuscendo a rendere vivace un plot di per sé talmente classico da non offrire più emozioni forti.
Crimson Peak non è un film che fa paura. È un divertissement sull’horror delle radici, che parla di “amore mostruoso” usando l’arma del femminile diabolico. Ha mille vezzi, tanti difetti: per chi volesse prenderlo sul serio, è meglio non guardarlo neanche. Ma se lo vedrete a cuor leggero, potrete divertirvi. E amare tantissimo Jessica Chastain.
Per i filologi: ecco i film che hanno ispirato Guillermo del Toro nel realizzare Crimson Peak: Jane Eyre, Rebecca, Il Gattopardo, Barry Lyndon, L’età dell’innocenza, Changeling, Operazione paura, Suspense, L’implacabile condanna. Poi ci sono le influenze letterarie: Grandi speranze, Cime tempestose, Edgar Allan Poe, Henry James, E.T.A. Hoffmann.
Sara M. | ||
7 |
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