EditorialediBlogger Erranti,13 marzo 2015
Verso Sud, dove cinema e tv non sono uguali
Le serie sono meglio del cinema. Quante volte lo abbiamo sentito dire ultimamente? C’è chi è rimasto folgorato sulla via di True Detective, chi di Breaking Bad o Sherlock, a seconda dei gusti geografici e/o di genere. Personalmente, che per motivi anagrafici sono stata folgorata sulla Hill Street – Giorno e notte e per l’impervia strada che portava a Twin Peaks, ne ho visti di serial passare sotto i ponti, ma ho sempre pensato che cinema e tv fossero due media diversi. Ovviamente molto simili – si tratta pur sempre di immagini in movimento su uno schermo – film e serial però devono sottostare a differenti regole narrative, ritmiche e di formato dell’immagine. Perché qui le dimensioni contano! E nemmeno poco.
La prima decisione a cui è chiamato un regista (di cinema) è proprio quello del tipo di formato adatto a realizzare il suo film. 4:3, cinemascope, Imax, quale sarà il migliore per quella storia? Una storia scritta per concludersi in due ore circa, anche se già previsti probabili sequel, realizzata attraverso inquadrature pensate per riempire un grande schermo. In tv le regole sono diverse. Lo schermo è piccolo, deve tenere conto della varietà di modelli in circolazione (l’HD e il 16:9 non sono arrivati in tutte le case) e ogni puntata, anche nelle serie di forte continuity, deve autoconcludersi, rimandando alle prossima (cliffhanger). Cinema e serie tv sono parenti, ma non andrebbero affrontati in una comparazione “meglio o peggio”. C’è il buon prodotto tv e il buon cinema, ma ci sono anche pessimi esempi.
Eppure negli ultimi anni sembra che si rubino la scena a vicenda. Il cinema che si rimpicciolisce nei formati, si cliffhangerizza (il finale di 50 sfumature di grigio è figlio diretto della tv), o addirittura si dirama tra serie e web (vedi le operazioni Marvel). La tv invece prova a fare il cinema aprendosi nello spazio (le distese di True Detective), compattando i tempi (miniserie e serie brevi; tanto per citarne una: Olive Kitteridge) e girando con troupe, attori, registi e formati che nulla hanno da invidiare al cinemascope.
Rimangono e sono due media diversi con regole diverse, che si strizzano l’occhio e si litigano il pubblico. E il pubblico spesso ci casca, diventando fan (vedi The Walking Dead) che parteggia senza se e senza ma. Noi, invece, vorremmo essere il terzo incomodo che si gode il litigio gustandosi il meglio, con i giusti distinguo. Perché verso sud non tutte serie sono quelle che luccicano, e c’è ancora chi guarda senza subire.
Scritto da Sara Sagrati.