Sarebbe facile bollare il settimo capitolo di Fast and Furious come il solito action muscolare perfetto per il sabato sera dei tamarri di periferia. D’altronde la saga, che parafrasando l’eroe Dom Toretto (Vin Diesel) è cresciuta un quarto di film alla volta, ha conquistato fama, spettatori e longevità attraverso muscoli, motori e belle gnocche. Cinemograficamente interessante, ogni tanto, per il ritmo e la coreografia delle immagini action, alla sua settima corsa riesce a tagliar il traguardo del sublime. Consolidatasi anche grazie al senso di appartenenza dei membri del cast, fisicamente compresi nel ruolo e ormai affiatati come una famiglia… o un branco. Un senso di appartenenza, di comune tutela, esplode e diventa il propellente che incendia il film.

Non è questo il luogo di una recensione, che rimandiamo in altra sezione del sito, ma la visione ci ha lasciato in preda a diverse elaborazioni. Del lutto, soprattutto. Il protagonista Paul Walker, purtroppo scomparso poco dopo le riprese del film, rivive digitalmente sullo schermo. La trama, che come sempre verte nel ricompattamento della squadra per salvare qualcuno in pericolo, rimane fedele al suo pubblico, pur disseminando al suo interno continue chiamata in causa dello spettatore sulla scomparsa dell’attore e scegliendo [SPOILER] di far vivere il personaggio per sempre [FINE SPOILER].

E tra risate, applausi a scena aperta per le rocambolesche auto paracadutate, volanti, (in)distruttibili, o i combattimenti corpo a corpo tra veri maschi e donne cazzute, il cinema vince e si conferma l’arte definitiva per conquistarsi l’eterna giovinezza (attraverso la morte). Se la pubblicità, sprattutto, ma anche la tv e il cinema avevano già provato a resuscitare digitalmente Marilyn o Humphrey, James Dean o John Lennon, per recuperarne il mito, in questo weekend pasquale è Fast and Furious 7 a mettere a segno l’operazione definitiva della transustanziazione. Paul Walker si è tramutato in un’idea fatta di pixel e luce. Eternamente vivo, lo potrete scorgere verso sud, dove le stelle non moriranno mai.

Scritto da Sara Sagrati.