Erano solo passati pochi giorni da quando si erano spenti i riflettori del Torino Film Festival, quando è arrivata la notizia shock: muore Giulio Questi, che della manifestazione è stato uno dei protagonisti con una retrospettiva a lui dedicata, presente a ogni film. Certo, per una persona di novant’anni la notizia non dovrebbe stupire più di tanto, ma il destino beffardo ha voluto che Questi lasciasse questo mondo proprio in un anno per lui molto importante: due libri e la consacrazione torinese.

Chi è Giulio Questi? Prima di tutto un partigiano che ha combattuto nelle valli bergamasche. Nel dopoguerra scrive racconti sulla Resistenza, apprezzati da Elio Vittorini che li pubblica sul Politecnico. Questi tenta ora l’avventura cinematografica, sbarcando a Roma. E dopo una serie di collaborazioni, aiuti regie e anche interpretazioni – è stato l’aristocratico don Giulio Mascalchi della festa nel castello in La dolce vita – arriva a dirigere film. Solo tre lungometraggi, tra il ’67 e il ’72, ma ognuno un film epocale: Se sei vivo spara, La morte ha fatto l’uovo, Arcana. Tutti con la stretta collaborazione del sodale Franco Kim Arcalli, sceneggiatore e montatore, figura chiave del cinema italiano. Opere eversive e scomode, con problemi infiniti di distribuzione, indicative di un uso spregiudicato dei generi, stravolti dall’interno. Qualcuno parla di Godard, per La morte ha fatto l’uovo, che in Italia si incarna nel cinema di genere. E torna l’esperienza partigiana di Questi che ne traspone gli episodi più traumatici, come i rastrellamenti, nel western Se sei vivo spara, film di una violenza fastidiosa.

Dopo anni di anonimato – lavora per la televisione e si vocifera anche di suoi lunghi soggiorni in paesi esotici – Questi, ottantenne, si reinventa come filmmaker sperimentale. Scopre infatti il mezzo digitale e si realizza cortometraggi a costo zero, a casa sua, in cui è autore e protagonista. E torna ancora una volta sulla Resistenza con Visitors. In un’epoca di revisionismi, il regista immagina che i fantasmi dei fascisti che ha ucciso vogliano incontrarlo, per discutere delle reciproche posizioni. Ma l’ex-partigiano non arretra sulle sue convinzioni, facendo vedere le atrocità della Xª MAS.

Arriviamo ora al cruciale 2014. La Cineteca Nazionale cura un volume, Se non ricordo male, sui ricordi autobiografici del regista. E l’Einaudi fa uscire Uomini e comandanti, raccolta dei suoi racconti sulla lotta partigiana, che diventa subito un caso editoriale. Vince il prestigioso premio Piero Chiara e uno storico del calibro di Sergio Luzzato lo annovera tra i grandi nomi della letteratura sulla Resistenza, al pari di Fenoglio e Calvino. E quindi il Torino Film Festival, che verrà ricordato come il congedo di Questi dai suoi spettatori cinefili.

Figura di uomo di cultura poliedrico che, come Pasolini, non si esaurisce in un unico campo artistico. Le sue opere rimarranno, e continueranno a essere corrosive. Anche se non più vivo, Questi continuerà a sparare.