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Sarà che sono femmina, anche se poco femminile, ma ultimamente non posso fare a meno di notarlo: cinema e tv amano le donne forti, muscolari, risolutive. Sempre più spesso le eroine conquistano a suon di mazzate i cuori degli spettatori. Impensabile solo venti anni fa, quando al cinema erano tendenzialmente un’eccezione (penso a Foxy Brown e Ripley) e anche la Wonder Woman televisiva si limitava sostanzialmente a correre e a parare colpi con luccicanti accessori cromati. Oggi invece anche il più becero serial tv ha la sua bella donna capace di tenere testa a chiunque, anche al villain più cazzuto e muscoloso. Ci piace pensare che un po’ del merito sia della #AgeOfWhedon, ma in generale il tema di un femminile diverso diventa sempre più centrale. Una tendenza nata, bisogna dirlo, in tv (vedi Buffy, per esempio) per andare incontro a un pubblico in maggioranza rosa, ma che oggi il cinema sembra voler imitare, se non migliorare.

Escono questa settimana due film diversi e agli antipodi: da una parte l’action remake/reboot della saga di George Miller Mad Max: Fury Road, dall’altra il fantasy noir di Matteo Garrone Il racconto dei racconti. Action hollywoodiano vs cinema d’autore italiano, e per entrambi il futuro è donna, la vita è donna, la speranza è donna. E va bene, ci siamo abituati, ma anche la furia è donna. Quella furia che può avere effetti catastrofici, o diventare il propellente del cambiamento. Da sempre è stato facile raccontare storie al maschile in cui salvare una donna sarebbe stata la salvezza dell’uomo (sbadiglio, noia, fastidio, vecchiume). Oggi invece l’archetipo da fiaba viene usato per ribaltare gli stereotipi sul genere. Non solo le donne si salvano da sole o salvano i propri uomini (sbadiglio, noia, fastidio, politically correct) ma sbagliano, si correggono, imparano, cambiano strada.

Come la giovane Principessa de Il racconto dei racconti che deve uccidere per regnare o Furiosa, l’imperatrice di Mad Max: Fury Road, che va a Ovest a cercare un nuovo mondo, ma poi scopre come costruirne uno migliore. E ora che il genere si è incamminato verso sud del proprio generalizzare, non potremo più tornare indietro sui nostri passi.

Scritto da Sara Sagrati.