Come sarebbe stato recepito The Interview senza il tramestio che ne ha accompagnato l’uscita? Quale paratesto avrebbe fatto da traino? Quanta critica si sarebbe sprecata nel contestualizzarlo e (non sia mai!) analizzarlo?

E difatti quando il contesto supera il testo è il film stesso a perderci, e la stragrande maggioranza dei critici ha limitato (quando va bene) l’effettiva analisi a poche righe affrettate; oppure (quando va male) ne ha associato lo stile demenziale al cinepanettone dimostrando assoluta incompetenza in materia in un tripudio di fallacie argomentative.

Eppure The Interview ha tanto da dire. A partire dal punto focale in cui il film si trova rispetto all’evoluzione del genere, dall’eredità di un Judd Apatow il cui rimando ipertestuale sembra definitivamente venir meno, alla correlazione con l’immagine pubblica che i buddies James Franco e Seth Rogen hanno creato.

Ed è proprio dalle stupidate online di Franco e Rogen che The Interview emerge in tutta la sua forza liberatoria. Infarciti di cultura popolare e di feticismi sguaiati da Social Network, i due attori ricalcano alla perfezione l’immagine di due amici idioti e ripropongono sullo schermo il culto ironico della Corea del Nord ai tempi di Facebook. Insomma, se la caratteristica del demenziale risiede nella pratica del “fare lo scemo” (per dirla con Guido Almansi), chi meglio di due eterni adolescenti può sventolarne orgogliosamente la bandiera?

Ma, si dirà, dove sta la satira? Dove la distanza autoriale? Domande pretestuose, dato che la messa in evidenza della corporalità del potente (Kim Jong Um che caga) e il suo abbassamento allo status di persona comune (Kim Jong Um che si commuove, che ascolta Katy Perry, che ripete frasi stereotipate) sono proprio la base della satira politica dai tempi de Il grande dittatore. E rimproverare il film di trattare con leggerezza la questione (accostandolo in negativo al diversissimo Team America: World Police) significa non afferrare che l’intento è proprio quello di scegliere la superficialità e di mettere in risalto l’assoluta incapacità dell’idiota medio di comprendere un argomento troppo ingombrante e complesso. E difatti James Franco interpreta la parte di un coglione il cui turning point finale non è sufficiente a levargli tale peculiarità.

Eterni giovani, insomma, Seth Rogen e James Franco. In continuità con lo stile dei prodotti di chi, con Freaks and Geeks, li ha lanciati. Ed è tipico dei film di Judd Apatow parlare del disagio di chi si ritrova adulto con un cervello da giovane (40 anni vergine, Molto incinta e Questi sono i 40) , nella mesta constatazione di appartenere a una comedy che, per ovvie ragioni anagrafiche, non è più teen.

Eppure, pur afferrandone orgogliosamente il testimone, The Interview sembra definitivamente rifuggire al rimando automatico al Team Apatow, proprio grazie alla destrezza di Franco e Rogen nell’aver costruito un loro personale divismo. È The Interview che si manifesta in modo impeccabile quale film espanso.

Scritto da Leonardo Cabrini.