La storia di Iron Man
Iron Man, al secolo Anthony Edward Stark, appare per la prima volta sulle pagine di un fumetto targato Marvel nel 1963 (il numero 39 di Tales of Suspense, un’antologia mensile di fumetti a sfondo horror o fantascientifico), durante quella fecondissima stagione creativa nella quale, nel giro di una manciata di anni, fecero la loro comparsa (o ricomparsa) personaggi altrettanto famosi e amati come Spiderman, Capitan America, Hulk, i Fantastici 4 e gli X-Men.
Creato dal solito Stan Lee, Iron Man fu in seguito sviluppato dallo sceneggiatore Larry Lieber e dai disegnatori Don Heck e Jack Kirby, per poi, nel corso degli anni, passare per la solita, infinita sequela di sceneggiatori che ne hanno continuamente rimescolato caratteristiche e dettagli vari.
Di tutto il malloppone narrativo andatosi ad aggrovigliare in cinquant’anni di storie, i mattoni che costituiscono la struttura fondamentale del personaggio sono questi: Tony Stark, giovane scienziato prodigio, eredita la ricca azienda di famiglia in seguito alla morte dei genitori causata da un incidente stradale. Durante una visita in Vietnam per verificare la possibilità di aiutare l’esercito statunitense con le proprie tecnologie, Stark rimane coinvolto in una esplosione che gli conficca una scheggia nel petto. Catturato da un signore della guerra vietnamita, il quale cercherà di costringerlo a costruire armi per lui, viene aiutato da un compagno di prigionia, Ho Yinsen (nientemeno che un premio Nobel per la fisica) a costruire prima una piastra magnetica che, applicata al petto, impedisca alla scheggia di conficcarglisi nel cuore, e poi la prima armatura di Iron Man, con la quale riesce a sfuggire ai propri aguzzini (questa origine sarà poi via via aggiornata per mantenere la contemporaneità del personaggio: il Vietnam sarà quindi sostituito dall’Iraq della Prima Guerra del Golfo, e, ancora più recentemente, dall’Afghanistan). Seguono varie vicende più o meno umane (i continui problemi di salute, le relazioni mai facili con gli altri personaggi Marvel, una devastante dipendenza dall’alcool), politiche (il rapporto con il governo e l’esercito degli Stati Uniti, che gli stanno sempre sul collo per armi e tecnologie nuove), e cosmiche (come l’invasione della Terra da parte di una razza aliena, gli Skrull, affrontata in maniera non proprio brillante, a differenza di quanto accade in The Avengers).
Personaggio atipico per il giovane pubblico di adolescenti dei primi anni 60, lontano dalle insicurezze di un Peter Parker o dalla sofferta diversità degli X-Men, Tony Stark è un geniale inventore, un capitalista capace e di successo, e un non indifferente amante della bella vita. Inizialmente impiegato per esplorare temi legati alla Guerra Fredda e, in seguito, alla lotta contro il comunismo, Iron Man per un certo periodo rappresentò una sorta di nemesi conservatrice nei confronti di Capitan America, personaggio che negli stessi anni era coinvolto in storie dallo stampo molto più liberal e progressista (i due erano però legati da una stretta amicizia personale, tanto da scambiarsi più volte la leadership dei Vendicatori). Convertito oggi a una veste più tecno-pop, soprattutto grazie alla irresistibile guasconeria filmica donatagli da Robert Downey Jr., l’Iron Man/Tony Stark fumettistico si è adeguato alla propria controparte cinematografica, smorzando i toni politici e concentrandosi maggiormente sulle beghe psico-fisiche del personaggio.
Forse non tutti sanno che…
– Tony è considerato uno degli esseri viventi più intelligenti dell’universo Marvel, al pari di scienziati e ricercatori come Bruce Banner, Reed Richards (ovvero l’Uomo che si Allunga a Piacere dei Fantastici 4) e Henry Pym (l’Ant-Man di cui vedremo la trasposizione cinematografica nel 2015, e che dovrebbe rappresentare il primo passo della “fase 3” del Marvel Cinematic Universe);
– L’attuale Tony Stark fumettistico è una fusione letterale e non metaforica di due differenti Tony Stark: il Tony originale di Terra 616 e un Tony adolescente, che era stato pescato da una linea temporale alternativa dai Vendicatori per aiutarli a sconfiggere il Tony originale, che nel frattempo era stato manipolato da un viaggiatore del tempo e aveva iniziato a far fuori vari personaggi dell’universo Marvel. La fusione dei due si deve a Franklin Richards, figlio quasi onnipotente di Reed Richards, il quale aveva creato una copia perfetta della Terra per mettere in salvo tutti quei super-eroi che stavano morendo durante la battaglia contro Onslaught (un super-essere creato dall’interconnettersi delle emozioni negative di Charles Xavier e di Magneto) (sì, roba che a confronto i fandom attuali impallidiscono). Franklin però, nel creare la copia di Iron Man, aveva usato il Tony originale, al quale sono poi state aggiunte le memorie del giovane Tony alternativo (altro che la sperimentazione sulle staminali);
– A differenza del primo film di Iron Man, chiuso con il fulminante “I am Iron Man”, la versione cartacea di Tony Stark impiega circa 40 anni prima di dichiarare pubblicamente la propria doppia identità, facendo nel frattempo credere che nell’armatura ci siano, di volta in volta, varie guardie del corpo, semplici amici, o ufficiali dell’esercito statunitense;
– Così come in Iron Man 3, la quantità di armature presenti nel fumetto è prodigiosa: dal primo, originario cassone di ferro, fino alle nanomacchine integrate alle ossa dello stesso Stark e manipolabili tramite la telepatia (già), i vari “mark” che contraddistinguono ogni versione di Iron Man non si riescono neppure più a contare;
– Tony Stark una volta è stato menato, e di brutto, da Norman Osborn (il goblin del primo Spiderman di Sam Raimi), il quale gli ha pure confiscato tutto l’ambaradan tecnologico in nome del governo e l’ha sfruttato a proprio vantaggio (l’armatura che nel film è indossata da Jim Rhodes, l’Iron Patriot, nel fumetto viene usata da Osborn per i proprio loschi scopi).
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Non conosco bene la linea Ultimate, se non per sentito dire, ma in effetti il Tony Stark cinematografico non ha molto a che vedere con quello di Terra 616, perlomeno non nell’accezione che risulta dai fumetti usciti prima dei film sul personaggio. Ora, invece, come dici tu, l’Iron Man fumettistico si è adeguato, sia nel carattere che nelle fattezze, all’interpretazione proposta da Robert Downey jr.
Riguardo a Nick Fury, effettivamente l’essere nero e avere l’aspetto di Samuel L. Jackson era inizialmente una prerogativa del Nick dell’universo Ultimate, ma in seguito al successo del personaggio nei film (con la gente che ormai lo identifica con SLJ) la nuova versione è stata introdotta anche in Terra 616, nelle vesti di Nick Fury junior, figlio del Fury originale bianco e di una donna di colore.
Davide, infatti. Una cosa poi interessante, ma che non ho inserito nell’articolo pena l’allungarlo ogni oltre umano limite di sopportazione, è come la parabola filmica di Tony passi in rassegna e tocchi non solo il Tony di Terra 616, costantemente serio, cinico e tormentato, ma soprattutto il Tony della linea Ultimate, molto più zuzzurellone e giocoso (rilettura frutto di un Mark Millar d’altri tempi, la quale poi portò sia alla scelta di Downey jr per Stark, sia, in particolar modo, a quella di Samuel L. Jackson per Nick Fury).
Interessante la rilettura politica che dai del personaggio, che giustamente contrapponi su quel piano a Capitan America. Io ho sempre identificato Iron Man e Cap, oltre che con due diverse ideologie, con due opposte concezioni di vita: il cinismo e il pragmatismo di Tony contro l’idealismo e il forte senso morale di Steve. In un certo senso, trovo che il ruolo dei due negli Avengers cartacei sia complementare, infatti, come tu stesso hai sottolineato, si sono spesso alternati alla guida del gruppo (con Thor come terzo leader più distaccato dalle faccende terrene), risultando entrambi determinanti, anche se, nel tempo, Cap si è dimostrato una guida migliore. Tony ha infatti mostrato tutti i suoi limiti affrontando in maniera scriteriata non solo l’invasione segreta degli Skrull, ma soprattutto Civil War, serie in cui Iron Man ha finito col ricoprire, in fondo, il ruolo di villain governativo, in cui si identificava tutta la sfiducia degli autori nei confronti dell’amministrazione Bush. Con l’avvento di Obama, e il rinnovato ottimismo della Marvel verso il governo americano, non a caso la leadership, nel fumetto, è tornata a Cap.