Black Mirror, i 3 episodi migliori
Il top della nostra classifica coi momenti più belli della serie Netflix
Dopo aver classificato gli episodi di Black Mirror peggiori e poi gli intermedi, ecco i 3 episodi migliori di sempre. Sono scelti guardando la serie nel suo insieme, con i suoi percorsi e la sua poetica. Siamo davanti allo specchio oscuro del presente, portato alle estreme conseguenze da tecnologie che somigliano a quelle attuali. Il progresso in Black Mirror è spesso malefico, ma ancora più malefici e disperati sono gli intenti umani nascosti dietro ai pixel. Negli episodi migliori, i toni apocalittici usano l’immaginario progresso tecnologico per parlare d’altro, navigando nelle acque più scure dell’umanità.
#3. 15 Millions of Merits
La metafora non va tanto per il sottile. I cittadini pedalano per far funzionare il capitalismo: criceti in gabbia del mercato globale, appena possono si chiudono nei loro loculi a guardare i talent show, vomitando frustrazione sui concorrenti (una realtà non lontana dalla vita del vero impiegato, insomma). Nell’episodio, la giornata dei personaggi è regolata dagli schermi. Il porno e la pubblicità sono così invasivi da essere obbligatori: si paga per guardarli, si paga ancora di più per non vederli. La tv è un’arena sadica, lotteria dei talenti. Ogni cosa è un prodotto, anche la verità. Morale deprimente: non puoi fottere il sistema, perché il sistema sei tu.
#2. White Christmas
Lo speciale di Natale del 2014 è una puntata a episodi che rasenta la perfezione. Dal punto di vista narrativo, l’incastro delle tre storie in un racconto cornice è un rompicapo degno di Christopher e Jonathan Nolan. L’interpretazione di Jon Hamm ammicca al crossover con Mad Men: questo black mirror mostra il lato ancora più nero di un personaggio ombroso come Don Draper, sul quale il protagonista sembra modellato. Le domande della fantascienza più dura non mancano: cosa è umano? Cos’è la coscienza? Le risposte arrivano come colpi di rasoio in racconti brevi che per la loro immediatezza richiamano la sci-fi degli anni ’50 e ’60.
#1. San Junipero
Momento migliore della terza stagione, merita il primo posto assoluto anche per ciò che lo differenzia dagli altri episodi dello show. Stavolta non ci troviamo in un mondo distopico tout court, ma in uno dove è ciascun individuo a decidere se le novità offerte dal progresso tecnologico gli sono gradite o meno. È un mondo dove il libero arbitrio è ancora fondamentale e rispettato. I temi della puntata rimandano alla fantascienza di Philip K. Dick, quella più filosofica e lisergica che riflette sulla natura della realtà (viene in mente il moratorium di Ubik). San Junipero è un limbo, inquietante ma anche rassicurante. La sua caratterizzazione prende in giro la nostalgia degli anni ’80 stile Stranger Things, dicendo tra le righe che è una tendenza cimiteriale. La storia parla d’amore e di dignità, nella malattia e al cospetto con la propria mortalità. Il finale, apparentemente consolatorio, lascia decidere allo spettatore se l’oltretomba di San Junipero sia un posto lieto o sinistro. In questo, è tanto Bright Mirror quanto il solito, cupo, Black Mirror.
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