Jupiter – Il destino dell’universo: la recensione
Muscoloso, orecchie a punta, canotta di pelle: qualche indicazione sull’eroe del loro film Jupiter – Il destino dell’universo i fratelli Wachowski ce l’hanno fornita già dalle locandine, che non promettevano nulla di sobrio. L’orecchiuto Channing Tatum divide lo schermo con Mila Kunis, protagonista nel ruolo di Jupiter. Kunis è l’opposto della diva eterea, e ce ne accorgiamo subito seguendo le vicende di una Cenerentola russa che pulisce gabinetti negli USA. La quotidianità della sua vita da immigrata viene interrotta da alcune rivelazioni: esiste la vita extraterrestre; Jupiter è la reincarnazione di una nobildonna spaziale, e quindi legittima proprietaria del pianeta Terra; gli altri nobili spaziali la vogliono uccidere.
Con queste premesse, Jupiter non può essere di certo un film dall’estetica essenziale come Interstellar. La sua è una fantascienza più simile a quella coloratissima e visionaria dei Guardiani della Galassia, sebbene il film Marvel sia più vicino agli anni ’70 (e ispirato più a Métal Hurlant che a George Lucas), mentre Jupiter sposta il suo crossover avanti nel tempo, non mancando di autocitazionismo anni ’90 da parte degli autori. I costumi di Jupiter raccontano una storia che parte dagli anni ’80 di Flash Gordon e Dune – abbondano indumenti anacronistici come i mantelli – approdando però a una classica tradizione novantesca di anfibi, aderenze in pelle e cattivi goth, ben rappresentata dal manipolo di mercenari cugini dei pirati di Alien 4 e fratelli dei rivoluzionari di Matrix, genericamente cyberpunk; e tra loro non manca una guerriera asiatica che sembra la proiezione in blu della stessa Lana Wachowski, perfetta icona anni ’90.
Il punto debolissimo del film è la struttura, che pare risentire di un tradizionale montaggio killer, quello che elimina scene essenziali per la comprensione della trama (si veda Prometheus), e che verso la metà fa subire a Jupiter trasformazioni caleidoscopiche (è una storia d’amore! No, è una commedia! No, è una space opera! Chi ha chiamato l’Enterprise?! Torniamo all’amore! etc.) senza soluzione di continuità. Il film se la cava meglio dal punto di vista estetico, con alcune scene action che non inventano nulla ma hanno qualche momento glorioso, mentre le scenografie barocche e la computer grafica meritano qualche apprezzamento. Visualmente è una fantascienza ultra-kitsch che ha il coraggio di esagerare alla faccia del ridicolo, in sintonia con l’abituale cifra stilistica dei Wachowski; ai registi va infatti riconosciuta una volontà di strafare adatta a raccontare gli universi fantastici che di volta in volta ospitano le loro storie. In questa pellicola avrebbero potuto forse fare ancora di più, e farlo un po’ meglio.
Jupiter è un film meno che imperfetto, che però ha la forza di strappare qualche risata e presentare qualche piccola idea (il capitalismo galattico). Va preso per quello che è; e di certo non è il migliore film dei Wachowski, che speriamo di ritrovare più in forma alla prossima avventura.
Sara M. | Davide V. | Giacomo B. | ||
6 | 4 | 6 1/2 |
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