EditorialediGiampiero Raganelli,20 marzo 2015
Verso Sud, armonie editoriali italiane
Chi va nel reparto cinema di una grande libreria in questo momento può trovare ben due, dicesi due, monografie in italiano su Béla Tarr, uscite a poca distanza l’una dall’altra. Una si intitola Armonie contro il giorno, autore Marco Grosoli con un apparato di interviste realizzate da Michael Guarneri, ed è edita dalla Bébert, una piccola casa editrice bolognese. L’altra è la versione tradotta del libro più importante sul regista ungherese, quello del filosofo Jacques Rancière, che il regista stesso volle supervisionare, ed è pubblicata dalla Bietti nella sua collana di cinema Heterotopia, con il titolo Béla Tarr. Il tempo del dopo. Se si aggiunge anche il catalogo della retrospettiva del Bergamo Film Meeting del 2002, allora la bibliografia italiana del regista di Satantango sale a tre volumi, cosa che non è successa per registi molto più mainstream. Intendiamoci, il cinefilo dalle vedute larghe, che legge le riviste specializzate e bazzica i festival, che sa distinguere il primo dal secondo rullo di The Tree of Life, sa che Bela Tarr è un regista imprescindibile della storia del cinema. Ma chi il cinema lo segue vedendo Marzullo, o chi lo considera come un dopo aperitivo, difficilmente avrà visto Le armonie di Werckmeister o Il cavallo di Torino. Come si può spiegare allora una tale proliferazione di saggi su un regista i cui film sono usciti solo, e peraltro tardivamente, in homevideo? Tutto lascia intendere che, per una volta, abbia funzionato l’effetto combinato di rassegne in cineteche, festival e piccola editoria intelligente. Prima il Bergamo Film Meeting, poi la recente retrospettiva che è girata, nel 2012, a Torino e Bologna (le due migliori piazze in Italia, sull’ignavia delle altre dedicheremo forse un altro editoriale). Mentre gli editori blasonati si riducono a far scrivere libri finanche al tappezziere che ha cambiato la carta da parati nello sgabuzzino della villa di Kubrick, a raschiare quanti più barili possibili, ci sono piccole case editrici illuminate ancora capaci invece di rischiare inseguendo la qualità. Capaci di vendere libri con banchetti improvvisati a manifestazioni, festival e presentazioni organizzate battendo finanche le biblioteche di quartiere. Per una volta possiamo dire con soddisfazione che le cose abbiano funzionato. Che le traiettorie del cinema e dell’editoria di qualità si siano armonizzate secondo le meccaniche celesti messe in scena da Jànos, che le teleferiche di questi due mezzi siano arrivate a destinazione.
NB: Qualcuno insinuerà che questo è un editoriale marchetta o una pubblicità neanche tanto occulta. Ebbene questo qualcuno ha perfettamente ragione! I due libri vanno acquistati! Entrambi!
ci terrei ad aggiungere anche i cineblog della prima ora. Che che ne dicano certi critici blasonati, a propositio dei cani e proci che scrivono online io ho sentito nominare per la prima volta Béla Tarr in Italia sul cineblog di Gakachu