Game of Thrones 2×07 – 2×08: la recensione
Game of Thrones è ormai alle battute finali: la seconda stagione volge, infatti, al termine e promette un finale col botto. Nelle ultime puntate la narrazione continua, più frammentata che mai, a rimbalzare da un lato all’altro dei Sette regni, delineando con una certa precisione le molteplici vicende dei diversi personaggi. Nell’intricata matassa di sotterfugi e alleanze è facile perdere la bussola: vediamo, quindi, di ordinare geograficamente quanto accaduto negli ultimi episodi.
Oltre la Barriera, Jon Snow continua a vagare tra i ghiacci con la sua prigioniera. La scaltra Ygritte sa però toccare il giovane corvo nei suoi punti più deboli e riesce così a fuggire e a farlo cadere in un imboscata dei bruti. Condotto all’accampamento nemico, Jon incontra il terribile Lord delle ossa, un enorme bruto agghindato con i resti dei suoi avversari, cui il giovane Guardiano non ispira particolare simpatia. Ygritte riesce a convincere i compagni a portare Jon dal loro capo, Mance Rayder, e a risparmiargli la vita, almeno per il momento. Anche il Monco e gli altri corvi sono finiti prigionieri dei bruti, ma l’anziano Ranger sembra sapere cosa fare. Sul Pugno dei Primi uomini, intanto, Samwell e compagni trovano un misterioso involucro nascosto sotto la neve.
Nella calda Quarth, intanto, Daenerys cerca disperatamente i suoi cuccioli di drago. A nulla valgono le preghiere di Ser Mormont, dato che la giovane Targaryen non intende abbandonare i suoi figli. Con un colpo di scena, il mellifluo Xaro Xhoan Daxos rivela essere in combutta con il viscido stregone Pyat Pree nel rapimento dei suoi draghi, e contemporaneamente si nomina re della città e fa sterminare i rimanenti membri del consiglio dei Tredici. A Dany non resta altra scelta che recarsi alla Casa degli Eterni per cercare di liberare i suoi cuccioli.
A Nord il nuovo Principe di Grande Inverno, Theon, cerca disperatamente di recuperare i giovani rampolli di casa Stark, sfuggiti misteriosamente dal castello. Con un subdolo inganno, fa esporre pubblicamente i corpi bruciati di due bambini, gettando maestro Luwin, e il resto della popolazione, nel più profondo sgomento. L’uomo senza onore del titolo riceve poi la visita della più scaltra sorella, che cerca di convincerlo ad abbandonare la fortezza, difficilmente difendibile dagli abili marinai delle Isole di ferro. Proprio sul finale scopriamo che la donna dei bruti, Osha, insieme al gigante Hodor e ai due piccoli Stark, è riuscita a nascondersi nella cripta di Grande Inverno, rivelando così l’inganno di Theon ad un incredulo maestro Luwin.
Anche il re del Nord Robb Stark ha il suo bel da fare: nonostante le prime vittorie, infatti, la guerra sembra ancora lunga, e gli oneri da sopportare molto opprimenti. Se, da un lato, il giovane lupo si concede una scappatella con la guaritrice Talisa, dall’altro deve vedersela con un problema spinoso: lo Sterminatore di Re, Jamie Lannister, dopo aver tentato invano di fuggire, è stato liberato da Lady Stark, in un disperato tentativo di scambiare il biondo guerriero con le figlie, Arya e Sansa, detenute dai Lannister. Il re del Nord si mette sulle tracce di Brienne, che sta scortando il prigioniero ad Approdo del Re: questo, dopo aver messo la madre agli arresti, dimostrando, se non altro, la tempra di un vero comandante.
Ad Harrenhal continuano le scaramucce verbali fra lo scaltro Tywin Lannister e la giovane Arya Stark. Tutto cambia quando il vecchio Lannister decide di abbandonare la fortezza, lasciando il comando al perfido Ser Gregor Clegane. Con una mossa degna del miglior stratega, la piccola Stark sfrutta l’aiuto del misterioso Jaqen H’ghar per abbandonare la fortezza insieme a Gendry e Frittella.
Infine, ad Approdo del Re si concentrano le vicende destinate ad essere al centro delle rimanenti puntate. Mentre le navi di Stannis si avvicinano inesorabilmente, Sansa Stark scopre con orrore di essere diventata una donna, e di poter quindi dare figli al perfido re Joffrey. La regina Cersei, dal canto suo, si dimostra comprensiva per una volta, memore del suo passato, e sembra capire profondamente lo sgomento della fanciulla. Intanto Tyrion, per il momento vero centro del potere, pianifica la difesa della città. La sua posizione di assoluto predominio è tale da far apparire le minacce della sorella goffe e inutili. Tuttavia il Folletto dimostra di essere sempre più attaccato alla prostituta Shae, ben protetta nei suoi alloggi per il momento. Ma il gioco del trono si fa sempre più complesso ed è ormai impossibile distinguere gli amici dai nemici, mentre scende una “notte oscura e piena di terrori”.
A due puntate dalla fine, Game of Thrones si mantiene bene, ma rivela, in parte, la sua debolezza. La straordinaria complessità delle pagine di Martin non riesce ad essere contenuta dallo schermo: a farne le spese sono, soprattutto, i personaggi minori, come Davos Seaworth, ma anche alcuni principali ne risentono. Pessime alcune licenze che non aggiungono nulla ed impoveriscono molto: l’inserimento di Lady Talisa è eccessivamente pretestuoso e ruba minuti preziosi alla narrazione, senza aggiungere nulla che non fosse già presente. Un discorso simile vale per le scaramucce fra Jon e Ygitte, personaggio fondamentale ma inserito frettolosamente, con il risultato di indebolire la figura del giovane Guardiano della notte. Tutto è ormai in funzione del gran finale, quando le Acque Nere si tingeranno di rosso e la battaglia infurierà fra leoni e cervi. Nonostante gli innegabili difetti, però, la serie si conferma uno dei migliori prodotti della stagione in corso, e molto probabilmente di quelle a venire. Il fertile terreno su cui poggia è, sicuramente, uno dei motivi principali, ma è solo un tassello che va ad unirsi ad un cast decisamente funzionale e ad una regia virtuosa, capaci di dare corpo ad uno dei romanzi migliori di sempre. Non resta che attendere il gran finale e prepararsi a molte sorprese.
Scritto da Leonardo Ligustri.
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