Il Torino GLBT Film Festival, la celebre rassegna italiana dedicata al cinema Gay, Lesbico, Bisex e Transgender, è pronta a inaugurare la sua 27esima edizione. Si parte questa sera all’UCI cinemas Lingotto, in compagnia della madrina Chiara Francini e della commedia Alle tijd di Job Gosschalk. C’è anche Arisa, ma non interessa a nessuno. I film in cartellone, invece, portano l’hype alle stelle. I Maurizio Marrone d’Italia dovranno farsene una ragione: l’edizione 2012 spacca.

Il budget ristretto non basta a fermare l’organizzazione del festival: il direttore, Giovanni Minerba, promette titoli da capogiro. Saranno infatti ben 140 i film proiettati durante la rassegna. E con una programmazione così ricca e diversificata, è quasi un dovere civico correre al Multisala Cinema Massimo, dal 19 al 25 aprile la casa di tutti i torinesi; patrocinio o meno.

C’è solo l’imbarazzo della scelta: “Gay in pantofole”, l’amore GLBT over 60, “Le nostre olimpiadi”, omosessualità e sport (!!!), “Lesbian Romance”, relazioni al femminile, e “Forever Young”, storie di coming out adolescenziali (si consiglia l’universo underground “Unmade Beds” di Alexis Dos Santos), sono solo alcuni dei numerosi focus in cartellone.

Inoltre, nelle categorie concorso e binari, ci sarà una selezione del meglio del cinema GLBT premiato ai festival internazionali, come il Sundance e Berlino. Tra i più famosi, la rivelazione dell’anno Weekend di Andrew Haigh, Keep the lights on di Ira Sachs (vincitore del Teddy Awards 2012) e Skoonheid di Olivier Hermanus, proveniente dalla sezione un certain regard del Festival di Cannes.

I documentari, invece, saranno l’occhio di denuncia del festival: “I am a woman now“, incentrato sui primi cambi di sesso negli anni 60′, “Call Me Kuchu“, un’accusa alla realtà ugandese omofaba e violenta, e “Man in The Mirror” di Joel Schumacher, il bullismo tra i banchi di scuola, i più interessanti.

E non mancheranno anteprime e proiezioni stereoscopiche: “Matthew Bourne’s Swan Lake 3D”  di Ross McGibbon porterà sul grande schermo l’opera di Čajkovskij, con corpo di ballo esclusivamente maschile; mentre alla premiere di “A perfect family“, con Kathleen Turner madre bigotta in lizza per il premio cattolica dell’anno, “I don’t have to think. I’m catholic”, va la nostra ammirazione.

La sezione Vintage è invece dedicata a chi considera di dubbio gusto valorizzare il cinema invisibile. Non ci può essere cattivo gusto nel (ri)scoprire “Les amitiés particulières” di Jean Delannoy e altri  capolavori nascosti del patrimonio queer, ma solo sentiti ringraziamenti. La serata di chiusura avrà, poi, un ospite d’eccezione: Carmen Maura, amatissima dalla comunità GLBT, in sala per presentare la commedia “Let my people go!“.

Accese le luci in sala, indispensabile è l’unico aggettivo possibile: dei 140 film proiettati, infatti, solo una piccolissima parte riuscirà ad entrare nelle imperscrutabili logiche della distribuzione italiana. Chi vede il male nel  Torino GLBT Film Festival è evidentemente sprovvisto di sensibilità artistica. Per tutti gli altri, c’è un arcobaleno sopra Torino.

Fonte: ATnews

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