Riparte, questo 28 aprile, il Torino GLBT Film Festival, da Sodoma a Hollywood. Ormai giunto alla sua 26ma edizione, il festival durerà fino al 4 maggio presentando al suo pubblico lungometraggi, corti e documentari per un totale di oltre 120 produzioni cinematografiche. Tra retrospettive e omaggi, anteprime nazionali e internazionali, film in concorso e fuori concorso, l’evento propone  anche quest’anno un ricco ventaglio di  scelte, organizzate in un variegato  insieme che comprende, oltre alle tre sezioni competitive (lungometraggio, documentario, corto),  ben tre focus tematici e altre due sezioni di approfondimento, Open Eyes e l’inedita Vintage.

L’evento si svolgerà nella Multisala Cinema Massimo, ad un passo dalla Mole Antonelliana e dal Museo Nazionale del Cinema: un ritorno ai luoghi del passato, quindi, iniziato già nel corso della scorsa edizione (in occasione del suo 25mo compleanno), e riproposto anche quest’anno quasi a voler  ricordare la  storia  e la tradizione della rassegna e, perché no, ribadirne il prestigio. Nel corso della scorsa edizione, il festival ha, poi, introdotto un’altra importante novità: l’istituzione del premio Dorian Gray, vinto lo scorso anno da James Ivory e riproposto anche in quest’edizione. Con l’istituzione di questo particolare premio alla carriera, consegnato ad una personalità del cinema che più di altre abbia saputo dare un contributo alla cinematografia GLBT, il festival arricchisce il suo carnet e dimostra, ancora una volta, di poter vantare  un profilo internazionale.

Quasi a voler dimostrare una linea evolutiva che parte dallo scorso anno, l’edizione 2011 presenta una programmazione tanto diversificata da permettere non solo un’aumento dei  focus tematici (tre contro i due della 25ma), ma anche l’istituzione di una nuova sezione di approfondimento, Vintage, che parte quest’anno in occasione del centocinquatenario dell’unità d’Italia con l’intenzione di rendere omaggio a quei film che hanno proposto una sorta di “revisionismo storico” del nostro paese. Tra gli autori presentati Pasolini, Visconti e  Bertolucci, ma anche le  opere meno conosciute di Franco Brusati, Fabio Carpi, Mino Bellei e Alberto Rondalli, Massimo Spano, Daniele Segre e Corso Salani (scomparso lo scorso anno). Vintage, per quanto nata in occasione dei festeggiamenti per l’unità d’Italia, non si esaurirà con quest’edizione riproponendosi anche in futuro come un modo per far rivivere titoli dimenticati e omaggiare film di culto che hanno fatto la storia della cinematografia GLBT.

In continuità con l’edizione precedente, molti, poi, saranno i film di denuncia dei comportamenti discriminatori nei confronti della comunità GLBT: al problema dell’omofobia, sarà infatti dedicato anche per quest’anno un’intero focus  di approfondimento (Omofobia, l’odio che mangia l’anima) che spazierà dall’omofobia repressiva vissuta in paesi come l’Iran, a quella più subdola delle società occidentali. Un ulteriore focus tematico, dal titolo Iran, nodo alla gola, poi, continuerà sul filone della denuncia, proponendosi come un’atto di accusa nei confronti del regime di Ahmadinejad in Iran. Ad aprire la rassegna, il documentario Angels on Death Row. The Ebrahim Hamidi’s Case di Alessandro Golinelli e Rocco Bernini, in anteprima assoluta  e realizzato in collaborazione col festival stesso. Il film è una testimonianza sulla pena di morte in Iran che parte dal racconto del caso di  Ebrahim Hamidi, 21enne  condannato a morte per presunta omosessualità. Tra gli altri titoli della sezione va menzionato, poi, anche  Quelque jours de repit di Amor Hakkar, produzione franco-algerina proveniente dal Sundence Film Festival 2011.

Quelque jours de repit non è l’unico film di provenienza internazionale, Il programma del Torino Film Festival di quest’anno prevede, infatti, una vasta scelta di produzioni che  provengono dall’Asia e dall’Africa, proponendo testimonianze importanti della cultura GLBT oltre occidente (tra gli altri, il cinese Bad Romance di Francois Chang, il filippino Muli di Adolfo B. Alix jr e il thailandese Insects in the Backyard di Thanwarin Sukhaphisip). Una menzione particolare va, infine, al documentario nepalese Beauty and Brains, diretto da Catherine Donaldson e presentato a Torino in anteprima nazionale, che descrive i fermenti della comunità nepalese nei primi cinque anni di governo democratico (dopo decenni di monarchia assoluta), e, più nello specifico, della comunità GLBT in Nepal chiamata dal governo stesso a collaborare alla stesura della nuova costituzione.

Il cinema lesbico sarà invece rappresentato da Lesbian Romance (Open Eyes): un viaggio in chiave melò tra i sentimenti, il desiderio e l’eros femminile. In questa sezione sarà presente anche la regista Shamin Sarif , ospite d’onore della rassegna, la quale porterà al festival due pellicole, I can’t Think straight e The Word Unseen. Tra le personalità più attese ci sarà anche l’attore statunitense James Franco (Urlo, Milk) con il suo cortometraggio The Clerk’s Tale, storia di due commessi all’interno di un prestigioso negozio di alta moda.

L’italia invece è presente in concorso con “Camminando verso“, del giovane filmaker Roberto Cuzzillo, autore di “Senza Fine”. Il film narra la storia di due donne alle prese con un misterioso uomo bosniaco, il quale porterà le due ragazze a scontrarsi con il loro passato.

L’unica nota dolente di questa 26° edizione, infine, arriva proprio dal nostro paese: l’assessore alla cultura della regione piemonte, Michele Coppola, ha infatti negato il patrocinio alla manifestazione; una decisione largamente contestata considerando che il festival in passato ha sempre potuto contare sul supporto della regione, anche con le giunte di destra più maldisposte.

Scritto da Rossella Carpiniello.

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