Duane Michals: ironia della fotografia
“When you look at my photographs, you are looking at my thoughts”.
Duane Michals è uno dei fotografi contemporanei che maggiormente si accostano all’arte del cinema: con le sue foto-sequenze , infatti, narra, non una storia, bensì un avvenimento, spesso misterioso, accompagnato da testi. Non solo cinema ma anche pittura e poesia confluiscono nella sua innovativa fotografia, punto di riferimento per molti artisti successivi e un punto di svolta nella evoluzione del linguaggio fotografico.
Questo fotografo americano nasce il 18 febbraio del 1932 e viene presto influenzato dai surrealisti , e in particolare da Magritte (che ebbe anche il piacere di conoscere) con il quale condivise una passione verso un sofisticato umorismo visivo.
Approda alla fotografia, cambiando idea sul suo futuro come graphic designer, ottenendo presto riconoscimenti nel campo della moda e commerciale,con un cambiamento di rotta rispetto a molti fotografi del tempo come Irving Penn e Richard Avedon.
Il suo particolare metodo prevedeva, infatti, ritratti di persone nel loro ambiente quotidiano, e in stretto rapporto con esso come, per esempio, la fotografia di Magritte nel suo studio (che, con una doppia esposizione, sembra ritratto nella tela).
La sua ricerca è tesa verso l’interiorità umana,come i surrealisti, verso le associazioni di idee, i sogni e le illusioni che emergono nei ritratti e nelle foto-sequenze tramite metafore e allegorie.
La parte più importante e famosa della sua opera sono le già citate sequences, serie di fotografie in successione, che a volte ingannano lo spettatore, come nel caso di “Things are queer”(1973) ciò che sembra reale viene sempre contraddetto dalla fotografia successiva fino a mettere in discussione la dimensione, lo spazio e la capacità di capire cosa è vero o cosa non lo è.
Altre volte creano delle associazioni e metafore sulla società come Paradise Regained (1968) che dipinge la metamorfosi di un soggiorno urbano in una stanza di piante in cui il paradiso è visto come un ritorno al passato, con dei moderni Adamo ed Eva senza vestiti e oggetti della società odierna.
Scritto da Margherita Clemente.
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