Lena Dunham ha quasi trent’anni e non la si può di certo più definire “enfant prodige”. Non tanto per l’età, quanto per la carriera macinata dal 2009 a oggi: ha all’attivo due lungometraggi ed è regista-produttrice-sceneggiatrice-interprete della gloriosa serie HBO Girls, ormai arrivata alla quarta stagione. Ha pubblicato un libro, Non sono quel tipo di ragazza, che non è però una delle cose più interessanti firmate da Lena.

Il successo per Lena Dunham è arrivato nel 2009 con il primo vero e proprio film non amatoriale, Tiny Furniture. Tipico prodotto indie statunitense, il film mostra già alcuni dei tratti distintivi di Dunham. Forte di una volontà autobiografica senza peli sulla lingua, attraverso le sue protagoniste Lena cerca di essere «una voce di una generazione», come farà dire ad Hannah nel pilot di Girls. Tiny Forniture non ha ancora la causticità che troviamo nella scrittura della serie tv, ma come essa mostra senza ipocrisie i rapporti d’amicizia delle ventenni millennial, l’amore-odio tra genitori e figli, e poi il disagio, l’insicurezza di chi cerca un’identità, la frustrazione di metterla alla prova attraverso il sesso. È un film minimale sui tentativi: la vita non è fatta di grandi prove, viene costruita giorno dopo giorno, un po’ riuscendo, un po’ no.

Girls, co-prodotta dal veterano Judd Apatow e da Jenni Konner, riprende questo modo di raccontare, liberandolo però dallo stile programmaticamente “da festival” e premiando invece la verve comica di Dunham. Il risultato è una serie comedy (ma anche dramedy) che riesce ad essere realistica e surreale allo stesso tempo, che scolpisce personaggi esagerati – nell’accezione migliore del termine – con i quali empatizzare nonostante i momenti oscuri o grotteschi, come accade normalmente con gli amici. Ma soprattutto, Girls è divertente. Pubblico e critica hanno riconosciuto i pregi della serie, ricompensandola con premi e ascolti che non sembrano risentire del passare delle stagioni.

Nonostante il suo successo, o forse proprio per quello, sono innumerevoli le polemiche su Lena Dunham, solitamente pretestuose e quasi sempre maschiliste. Sono controversie per questioni legate alla rappresentazione del sesso o alla percentuale di grasso presente sul suo corpo di attrice. Lena Dunham viene attaccata perché è una giovane donna di talento e di successo, perché è autrice di uno show che non esita a proporre modelli di femminilità fuori da canoni scontati (e non solo quelli estetici), perché mostra il suo corpo (normalissimo, ma lontano dagli standard televisivi) – e viene insultata per questo, e allora lo mostra ancora di più – e poi perché rappresenta una classe privilegiata, bianca e benestante, che non si fa problemi a costruire il racconto semi-autobiografico della propria invidiabile condizione. Ma diciamo la verità: Lena Dunham viene presa di mira soprattutto in quanto donna; il suo ipotetico omologo maschio non raccoglierebbe neanche un centesimo dell’astio che viene rivolto a lei. Noi le auguriamo che tutta questa chiacchiera le porti però fortuna, leggerezza e prosperità.