Shondaland, Shonda Rhimes

Perché dovremmo scomodarci per le soap opera scritte da Shonda Rhimes? Perché dietro alle scopate c’è di più. Autrice, show runner ed executive producer di Grey’s Anatomy, Private Pratice, Scandal e How to Get Away from Murder (in Italia con il titolo di Le regole del delitto perfetto), Shonda Rhimes è una delle personalità più influenti dello show biz. Donna, nera, sovrappeso, over 40, Shonda è nata a Chicago nel 1970 da una famiglia colta, ha frequentato una scuola cattolica e dopo la laurea ha lavorato anche come consulente del lavoro per persone non abbienti. Sarà questa formazione ad averla avvicinata all’uomo, anzi alla donna, della strada, e probabilmente non è un caso che la sua prima vera sceneggiatura sia stata Crossroads, aka il film con Britney Spears: è la pop culture a ispirarla!

Con Grey’s Anatomy Shonda fa il botto. Le viene commissionato un medical e Shonda si rifà alla comedy Scrubs, rubandone il format (specializzandi e voice over in intro e finale). Le trame sono da soap opera, ma la messa in scena è televisivamente pulp, dai primi piani delle operazioni, all’estremizzazione dei sentimenti. Le sue eroine sono sessualmente promiscue e attive, bevono, mettono il lavoro al primo posto e hanno desideri moderati di maternità e abito bianco.
Shonda è cresciuta con la tv, ama la tv e conosce la tv
, tanto da produrre (inconsciamente?) un ritmo inebriante che s’insinua nello spettatore. La messa in scena della femminilità contemporanea, però, sopperisce ai repentini salti dello squalo, ai rimescolamenti di cast e al soapoperismo diffuso.

Anche se ancora alle prime armi, sa bene che è il momento di osare. Fonda Shondaland e produce il crossover Private Practice per separare l’amante Meredith dalla moglie Addison, e i relativi temi/desideri. Poi, con Scandal, si ispira alla vera avvocatessa di Monica Lewinsky, e dipinge un’eroina di colore, amante del Presidente bianco e sposato, pur mantenendo una sua integrità. In-credibile, ma seguitissima dalla nuova intellighenzia. Per intenderci, Lena Dunham è una Shonda addicted. Ora con How to Get Away from Murder propone trama, ambientazione e protagonisti improbabili, ma in una scena la bravissima Viola Davis si spoglia degli orpelli imposti alle donne nere da una società maschia e bianca (parrucca, ciglia, trucco) e improvvisamente la serie assume un altro significato.

Certo, è midcult. Certo, bisogna sopportare scene inutilmente sexy e dialoghi assurdi. Ma se non avete altro da fare, seguire Shonda è una buona cartina di tornasole dell’Occidente di oggi.

Scritto da Sara Sagrati.