Perché The Fall non è una serie misogina
Non è torture porn: la crudeltà del serial killer ha una funzione narrativa
Si è appena conclusa la terza stagione di The Fall, potenzialmente la sua ultima. La serie racconta una caccia al serial killer ambientata nell’Irlanda del Nord: Gillian Anderson nei panni di Stella Gibson insegue lo strangolatore Paul Spector, ovvero Jamie Dornan.
Lo show mostra dedica lo stesso spazio al punto di vista della detective e a quello del mostro. Come serial killer, è l’anti-Dexter: un vero villain, di cui si sottolineano sociopatia e misoginia. Ha una sola nota umana, l’affetto per la figlia; ma non basta, Spector è il Male, e dove va, porta la distruzione. Forse per natura, forse a causa di traumi infantili; la serie lascia ambiguamente in sospeso la spiegazione.
C’è una sensualizzazione volutamente disturbante della figura di Spector. La bellezza di Jamie Dornan diventa funzionale alla narrazione: l’aspetto di Paul lo aiuta a nascondere il mostro, e attrae le persone. Specialmente Katie, la ragazzina con una cotta che si trasforma in qualcosa di simile alle groupie di Charles Manson.
Recentemente, un criminologo ha accusato la serie di essere una fantasia di stupro misogina. Ora, è vero che le scene degli omicidi sono brutali e terrificanti; ma sono anche girate in modo da rendere protagonista il terrore della vittima, invitando alla compassione e facendo identificare con lei il pubblico. Non c’è nessuna erotizzazione di Spector in quei momenti. È torture porn, allora? No, le scene non sono gratuite, hanno una funzione narrativa, che è quella di mostrare la vera natura di Spector.
Il criminologo si concentra su una scena della seconda stagione, in cui Katie si eccita facendosi legare da Paul. Ma anche qui, il punto è che per Katie quello è un gioco erotico: a quel punto, la ragazza non ha ancora capito la verità. Il suo è un amore impossibile, vacuo, maledetto e adolescenziale. Per lei, lui è il bel tenebroso, tutto sommato innocuo.
È vero che la scena richiama un po’ quelle 50 sfumature di grigio che Dornan nel 2014 aveva appena finito di girare; ed è sorniona nell’incoraggiare il pubblico a identificarsi con Katie; di certo fa leva sulla sensualità dell’attore, indugiando su uno dei rarissimi momenti erotici della vita del killer (mentre quando Spector fa sesso con la moglie, la scena non ha niente di ammiccante, anzi, è volutamente modesta). Il bondage di Katie è fatto per provocare: gioca col pubblico, con l’ostentata esposizione del corpo dell’attore; ma è soltanto una fantasia di seduzione: il pubblico in quel momento sbircia attraverso gli occhi di Katie, che non crede davvero alla colpevolezza di Paul.
The Fall non è una serie misogina, anzi. Parla delle contraddizioni del mondo patriarcale, di cui Stella è oppositrice attiva. Racconta la colpevolizzazione delle vittime, la discriminazione sul lavoro, lo scandalo dell’essere donna e avere una vita sessuale.
E ad arco narrativo completato, il giudizio è sempre uguale: The Fall è una serie eccellente.
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