The Walking Dead 3×10: la recensione
Home è un battesimo del fuoco, la svolta che ci aspettavamo da The Walking Dead, la riconferma delle sue potenzialità, abilmente giostrate (ancora per poco, purtroppo) da Glen Mazzara. Una svolta che esplode negli ultimi dieci minuti dell’episodio, dando, retrospettivamente, tutto un altro sapore a una puntata che per la prima mezz’ora si stava muovendo (o non muovendo) in maniera sospetta.
Glen e Maggie, Rick e Lori, Daryl e Merle, il Governatore e Andrea: non che si vogliano banditi dalla serie momenti più riflessivi e intimisti, ma i confronti di coppia avviati nella scorsa puntata e riproposti con insistenza nella prima parte di questa stavano prendendo, almeno nei primi due casi, una pessima piega. Innanzitutto lo psicodramma Glen – Maggie, che non ha alcuna ragione di esistere se non indurre artificiosamente degli sviluppi alla loro situazione di coppia. Dopotutto, i fatti sono chiari e semplici: il Governatore ha fatto spogliare Maggie per impaurirla e umiliarla ma non c’è stata violenza fisica o sessuale, al che è sensato che Maggie senta rabbia e umiliazione e che Glen voglia sapere che è successo. Ma la situazione poteva utilmente esaurirsi nel momento in cui, riuniti i due nella stanza delle torture, Glen chiede “lui ti ha..” e lei risponde “no”. Punto. Tutta questa coda di sguardi tesi e domande abbozzate e recriminazioni tra i due, con gli interventi titubanti dell’ignaro Hershel, ci sembra gratuita e pretestuosa.
Il vagabondeggiare di Rick per i campi in cerca di Lori continua a lasciare perplessi, tanto più ora che si è aggiunto il fantasma di Shane a turbare i sogni del nostro eroe. E l’allusione che Rick fa, parlando con Hershel, a possibili significati dietro queste apparizioni, al fatto che i due vogliano dirgli qualcosa, forse guidarlo, sembrava aprire prospettive tutt’altro che incoraggianti: la prima, che Rick potesse continuare ancora a lungo in questo delirio senza il deciso intervento di qualcuno (per inciso, che fine ha fatto Tyrese?); la seconda, che davvero i fantasmi di Shane e Lori potessero avere un ruolo decisivo nella storia a venire. Si spera che la svolta finale abbia definitivamente risolto questa impasse.
Più costruttivi e interessanti i momenti di confronto tra Daryl e Merle e tra il Governatore e Andrea. L’episodio sul ponte che vede i fratelli Dixon aiutare un gruppo attaccato dagli walkers, chiarisce e cristallizza la distanza incolmabile creatasi tra i due: Daryl, indurito come Merle da una disastrosa esperienza familiare, poteva essere suo sodale ai tempi dell’accampamento, pronto a saccheggiare il gruppo e a fare esclusivamente i propri interessi, ma ora non più. Il senso di comunione e responsabilità reciproca che lo lega a Rick e agli altri lo spinge a tornare alla prigione, dove il suo intervento sarà provvidenziale. Il confronto tra Andrea e il Governatore è altrettanto determinante perché, in questa situazione di calma apparente, introduce i primi elementi di dubbio, i primi presagi dei successivi sviluppi. Appare infatti inverosimile, sin dalle prime battute, l’atteggiamento remissivo e rinunciatario del Governatore, che si rammarica della sua inadeguatezza degli ultimi giorni a Woodbury e sottolinea come non abbia alcuna intenzione di continuare lo scontro con l’ex gruppo di Andrea. Un dubbio che diventa certezza con l’improvvisa scomparsa sua e dei suoi migliori tiratori.
Si apre così l’ultima parte della puntata, una delle sequenze più straordinarie dell’intera serie. L’attacco del Governatore comincia con un furgone carico di walkers lanciato a tutta velocità nel cortile della prigione: gli zombie trasformati da minaccia esterna ad arma tra uomini. Seguono dieci minuti quasi completamente muti (come tutti i migliori momenti di TWD) di feroce sparatoria, l’arrivo di Daryl che salva il catatonico Rick da morte certa, Carol che si fa scudo col cadavere di Axel, gli sguardi dei due leader che si cercano, in attesa dell’ultimo scontro. E noi, come loro, non vediamo l’ora si concretizzi questa resa dei conti, coronamento di una stagione quasi perfetta. Grazie Glen, ci mancherai.
Scritto da Barbara Nazzari.
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