"I film sono milioni, milioni, non li raggiungo mai, capito? Io sono uno a guardare, là sono un milione a fare film".
Horror Ketchup – Le tombe dei resuscitati ciechi: la recensione
Tra i mille modi di essere zombie dopo La notte dei morti viventi di George A. Romero, uno dei più tenebrosi e precoci fu quello incarnato dagli scheletrici templari dello spagnolo Amando de Ossorio ne Le tombe dei resuscitati ciechi: eretici che risorgono di notte per seminare morte e terrore, guidati da una sorta d’istinto […]
1303 – 3D: la recensione
L’immagine simbolo di 1303 – 3D di Michael Taverna si condensa come un ectoplasma a cui non si vorrebbe credere: il temibile fantasma sfodera dal proprio armamentario del terrore nientemeno che una poderosa spinta all’inquilina dell’appartamento infestato. Beninteso, però: è una spinta in 3D. il problema resta l’assenza di spinte creative, in un’infestazione di banalità […]
La stirpe del male: la recensione
L’horror in presa diretta continua a registrare proseliti. Le videoregistrazioni ritrovate (found footage) segnano anche La stirpe del male di Matt Belinelli-Olpin e Tyler Gillett, ma il tempo in cui la scelta artistica – spesso abbracciata per parchi mezzi di produzione – era davvero l’ultimo ritrovato del brivido, sembra essere ai titoli di coda, almeno […]
Horror Ketchup – La vergine di Dunwich: la recensione
Non è sempre la somma che fa il totale. La vergine di Dunwich, infatti, aveva nel 1970 più d’una ragione per affermarsi come un horror d’effetto: la derivazione letteraria da un gigante come Lovecraft (il racconto L’orrore di Dunwich), la produzione di Roger Corman e la regia del suo scenografo di fiducia, quel Daniel Haller […]
Il Ricatto: la recensione
Buona la prima: finché non ti ammazzano. Questo deve passare per la testa al pianista Tom Selznick, mentre sulla fronte gli passa il puntino rosso: già, c’è un cecchino in platea. La solfa è semplice: “sbaglia una nota e morirai”. Il problema è che il pezzo da eseguire è un rompi-dita: “La Cinquette”, un brano […]
Horror Ketchup – La vergine di Norimberga: la recensione
Con l’attacco jazzistico delle musiche di Riz Ortolani, presto disciolto nel rallentamento del contrabbasso che fa da letto a una suadente e affabulante melodia, si apre La vergine di Norimberga di Antonio Margheriti, accreditato come Anthony Dawson perché l’anglofonia funzionasse da salvacondotto artistico. Pregiudizi a parte, non ce ne sarebbe (stato) bisogno, considerando le eccellenti […]