Tra il luglio e il settembre del 2012 è andata in onda negli USA, sul canale via cavo TNT, Perception, serie creata da Kenneth Biller e Mike Sussman e arrivata in tempi relativamente brevi in Italia, doppiata su Fox (tra il novembre del 2012 e il gennaio del 2013).

Solo 10 episodi (mentre per la seconda stagione, iniziata negli States a giugno 2013, ne sono previsti 14) segnano la first season di una serie con struttura più verticale, ovvero con narrazione episodica, che orizzontale e il cui assoluto e indiscusso protagonista è il dottor Daniel Pierce, un eccentrico neuroscienziato e docente universitario, che viene contattato dal FBI, affinché aiuti gli agenti con le sue specifiche consulenze su alcuni dei loro casi più complessi e (ir)risolvibili.

Nell’ultimo decennio, siamo stati abituati a personaggi geniali, che risolvono casi più o meno “impossibili”: su tutti il medico Gregory House, protagonista della ben nota serie Dr. House – Medical Division (2004-2012, 8 stagioni, 177 episodi), ma anche il “meno longevo” Cal Lightman, studioso esperto di “comunicazione non verbale” al centro di Lie to Me (2009-2011, 3 stagioni, 48 episodi); o ancora il campione di scacchi Arkady Balagan, protagonista della recente e “di vita breve” Endgame (2011, 1 stagione, 13 episodi). Tutti personaggi singolari, ben presenti nel mondo seriale anche sul “versante femminile”: dalla sensitiva Allison Dubois di Medium (2005-2011, 7 stagioni, 130 episodi) alla sensibile e bizzarra criminologa Chloe Saint-Laurent della serie francese Profilage (2009-, 4 stagioni, 42 episodi).

Cosa distingue Perception dalla “solita salsa”? Di certo il background culturale e accademico, che permea la vita privata del dottor Peirce: le lezioni universitarie con cui spesso si aprono o chiudono i singoli episodi sono divertenti e forniscono spunti interessanti, non banali, su alcune questioni scientifiche e filosofiche – certamente semplificate, affinché siano accessibili alla massa, ma comunque di estrema attualità – relative al dibattito internazionale su Filosofia della mente, Epistemologia e Scienze cognitive.

L’interpretazione dell’affascinante Eric McCormack (noto soprattutto per avere interpretato Will, nella sit-com Will & Grace, 1998-2006, 8 stagioni, 194 episodi), dai lineamenti rassicuranti, ma dall’occhio talvolta stralunato, rimane efficace, e facilmente il pubblico è incuriosito dalla sua “follia”. L’interesse del personaggio nei confronti delle neuroscienze deriva, infatti, dalla schizofrenia (a cui sono dovute allucinazioni e stati di paranoia), di cui soffre sin dalla giovane età.

Meno originali, ma comunque efficaci e discretamente costruiti, rimangono i personaggi secondari: secondo la tassonomia esposta da Vladimir Propp nel suo saggio del 1928 Morfologia della fiaba, nella fabula di Perception ritroviamo naturalmente l’eroe, ma anche il cattivo antagonista “di turno” (finora sempre sconfitto), l’aiutante (lo spassoso assistente universitario Max Lewicki), che tenta di mediare tra genio e sregolatezza, il mandante (l’agente speciale ed ex-alunna Kate Moretti, forse anche principessa, poiché si intuisce un suo “debole” nei confronti del fascinoso docente) e infine l’amica immaginaria Natalie Vincent (altro aiutante, di certo, sempre con Propp, magico).

Le sequenze migliori rimangono quelle in cui difficilmente si riesce a distinguere reale e immaginario (Realtà e normalità è il titolo italiano del Pilot): solo l’aiutante Max riconduce eroe e spettatore sulla “retta via”, permettendo a Peirce di discernere ciò che effettivamente avviene nel mondo intorno a lui da quelle che sono sue allucinate visioni, talora di pochi secondi, talora lunghe diverse ore, se non intere giornate.

Di certo, con il passare del tempo e degli episodi, c’è il rischio di uniformare gli intrecci e il pericolo di annoiarsi è in agguato, ma per ora Perception mantiene una propria, specifica originalità; rimane da attendere e seguire i prossimi sviluppi narrativi, per vedere dove il genio, la sregolatezza e la lucida follia del dottor Peirce andranno a parare…

Scritto da Luca Pasquale.

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