Dal 13 giugno e fino al 15 settembre, chi intende fare un salto a Torino e visitare il Museo Nazionale del Cinema ha un motivo in più per farlo: lo scalone interno della Mole Antonelliana – sede del museo oltreché simbolo della città – ospita infatti “Scorsese”, mostra dedicata al regista italoamericano.

L’iniziativa è stata organizzata dalla Deutsche Kinemathek di Berlino in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema ed è stata curata da Kristina Jaspers e da Nils Warnecke; il capoluogo sabaudo è la seconda tappa dell’esposizione, che già ha riscosso successo di pubblico e di appassionati proprio a Berlino.

Come consuetudine delle mostre temporanee ospitate nell’imponente salone della Mole, anche questa compie un continuo dialogo “fisico” con l’esposizione permanente del museo, essendo allestita sullo scalone a spirale che si affaccia sull’atrio e che collega i vari settori del museo. In questo modo, il visitatore, volendo, può anche scegliere di continuare a “saltare” tra la storia del cinema in generale e il particolare contributo dato a questa dall’autore di Taxi Driver, Fuori orario e Casinò. Senza dimenticare che è possibile, a livello immediatamente emozionale e puro di “magia del cinema”, osservare i giochi di luce e di inquadrature creati dalle frequenti proiezioni sul soffitto e sulle pareti dell’edificio.

Si parte dall’atrio con un’interessante allestimento che riproduce una mappa virtuale di Manhattan dove sono riportate le location in cui sono state ambientate scene di molti film, riprodotte su dei monitor. Il percorso poi continua attraverso settori tematici, ognuno dei quali riferito ad elementi fondamentali e primari della poetica, del cinema e della biografia dell’autore. Si va dall’importanza della famiglia e del substrato cattolico, fino al legame con New York e con la comunità italo-americana, passando per il rapporto con gli attori prediletti e per la rappresentazione dei “goodfellas”. I reperti esposti vanno da costumi e oggetti di scena (parte dei quali diventeranno di proprietà del museo torinese) a fotografie, cimeli e documenti personali e più privati, passando per testimonianze più strettamente cinematografiche come storyboards o stralci di sceneggiature commentate e appuntate.

L’ultima parte della mostra è invece più analitica ed è dedicata agli aspetti più tecnici, stilistici e strutturali del suo cinema: una serie di filmati e di spezzoni indaga e spiega le tipicità del montaggio, della colonna sonora e dei movimenti di macchina delle sue opere, non dimenticando anche le influenze avute sul suo percorso da cinefilo prima che regista dall’intera storia del cinema: quest’ultime sono riportate sia in “capitoli” dedicati alla sua attività di restauratore e salvatore di opere del passato, sia ricordando i documentari dedicati al cinema americano e al cinema italiano, sia offrendo filmati in cui vengono paragonati le scene originali e il modo in cui Martin Scorsese le rilegge e le cita nei suoi film.

Così, la mostra diventa interessante anche per un visitatore più esperto e interessato all’analisi, volendo anche “critica”, del modo di concepire, pensare e fare cinema di uno dei più importanti protagonisti della storia della settima arte.

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