Deliziosi lettori/lettrici, dopo l’introduzione di una rubrica sul cinema asiatico, questo mese aumentiano la percentuale di erranza standard della nostra webzine introducendo una nuova rubrica sul mondo dei fumetti: Comics Trip! Un viaggio con al centro il fumetto, sia esso europeo, ‘meregano o giapponese, e che di volta in volta avrà come oggetto autori, opere o generi da noi ritenuti importanti. Per questo primo appuntamento partiamo con un qualcosa che si potrebbe definire come hipster manga, ovvero quei manga non ancora pubblicati in Italia che, se letti adesso, un giorno vi permetteranno di entrare con aria di sufficienza e sguardo sdegnoso a Lucca Comics aggirandovi poi per gli stand e sibilando sprezzanti: “Questo manga era meglio due anni fa, quando ancora non ci avevano messo le mani sopra le case editrici italiane.” (e se non è una soddisfazione da levarsi nella vita questa, non sapremmo cos’altro)

OnePunch-Man
scritto da One e disegnato da Yusuke Murata

Sei il super-eroe più forte del mondo, tanto che con un solo pugno sei in grado di polverizzare qualsiasi orribile e gigantesco mostro si presenti sulla faccia della Terra: che fai per combattere la noia? In origine web-comic disegnato malissimo ma di grande successo (anche se in realtà le vignette presenti sul sito di One si possono considerare dei “name”, ovvero bozzetti preparatori a mo’ di rozza storyboard disegnati in pochi minuti dai manga-ka per poi poterli mostrare e discutere con gli editors delle case editrici), OnePunch-Man è stato poi selezionato nel 2013 dalla Shueisha come titolo di punta di una nuova iniziativa editoriale riguardante il web e ridisegnato per l’occasione da Yusuke Murata (lo stesso di Eyeshield 21). Quella che a prima vista può sembrare una semplice seppur divertente opera parodica, che ironizza su tutti i più classici topoi dei battle shonen (il protagonista imbattibile, gli allenamenti che donano forze sempre superiori, la classificazione dei personaggi in base alla loro supposta potenza, l’arrivo in ritardo dell’eroe sul campo di battaglia in perfetto stile Goku), è in realtà una vera e propria decostruzione del genere, dove Saitama, l’invincibile eroe, è un everyman più preoccupato di prender dentro alle offerte speciali dei supermercati della zona piuttosto che di sconfiggere il nemico di turno o di salvare per l’ennesima volta la Terra. Una lettura sorprendente, antiretorica e ambiziosa allo stesso tempo, con momenti di pura gloria comica, resa scintillante tramite il magnificente tratto di Murata (il quale, ogni tanto, disegna in diretta qui).

Terra Formars
scritto da Yu Sagusa e disegnato da Kenichi Tachibana

Prendete l’iperviolenza e le morti a muzzo di Gantz; aggiungeteci una robusta dose di Kamen Rider; spruzzate l’insieme con nozioni di teoria dell’evoluzione e di entomologia del tutto malintese e distorte, e avrete… un manga che fa morir dal ridere. Intenzionalmente o no (in alcuni punti il parossismo narrativo è limpido quanto esplicito, mentre in altri invece il registro è più serio), Terra Formars è un manga che si legge con gusto e in rapidità, per vedere quali stramberie, a mezza via fra il coatto, l’iperviolento e lo stiloso, l’autore riesce di volta in volta ad infilarci dentro (la storia? In due parole: siamo nel futuro, e secoli prima gli scienziati han ben pensato di terraformare Marte spedendovi navicelle piene di muschio e scarafaggi. Quando arriva il momento di sbarcare su Marte e colonizzarla, questi ultimi son diventati dei cristoni antropomorfi di due metri con pacchi di muscoli da fare invidia all’Hulk Hogan dell’84; seguono scazzottate e modificazioni genetiche a piacere).

Onani Master Kurosawa
scritto da Ise Katsura e disegnato da Yoko

Con questo manga tocchiamo contemporaneamente il minimo dal punto di vista dell’appetibilità editoriale e il massimo da quello dell’hipsterismo manghesco: lo spunto iniziale dell’opera, e passione principale del protagonista, è la masturbazione. Non solo: si tratta di una dōjinshi, ovvero di una pubblicazione in proprio senza il sostegno di alcuna casa editrice. Ancora di più: in molteplici punti è una scopiazzatura tratto per tratto di Death Note. E nonostante tutto, stiamo parlando di un manga avvincente con personaggi ben delineati, nel quale temi come il bullismo scolastico, la depressione adolescenziale e il primo amore sono investigati e mostrati con ritmo e profondità. E con tante pippe, ça va sans dire.

Saikyō Densetsu Kurosawa
scritto e disegnato da Nobuyuki Fukumoto

In quello che è forse il miglior manga di Fukumoto, il protagonista Kurosawa è un operaio edile di mezza età che cerca costantemente di rendersi popolare e di farsi rispettare e benvolere dai propri colleghi di lavoro, con esiti spesso imprevisti e paradossali. La storia è una commedia a volte grottesca e a volte a tinte fosche, che dipinge la vita di un uomo tagliato fuori da qualsiasi relazione sociale e affettiva alla disperata ricerca di un modo per inserirsi e sentirsi parte della comunità. Kurosawa è una persona al di fuori del proprio tempo, un samurai fantozziano che non riesce a comprendere, e di conseguenza neppure ad accettare o combattere, la società nella quale vive, impegolandosi tutt’al più in situazioni strampalate e assurde come una serie di risse con degli studenti delle scuole medie. E una volta che si riesce a digerire il particolarissimo stile di Fukumoto (ovvero: disegni apparentemente orripilanti e dalle anatomie sempre sballate), gridare al capolavoro sarà facile.

Ressentiment e Boys on the run
scritti e disegnati da Kengo Hanazawa

Visto che in Italia, di Hanazawa, stanno già pubblicando il bel I am a hero, vi conviene affrettarvi e leggere queste due opere precedenti, prima che arrivi qualche casa editrice di belle speranze e vi rovini l’effetto hipster di lettura in anticipo sui tempi. In entrambi i manga i protagonisti sono degli impiegati trentenni mezzi falliti e dalle aspettativi miserande, i quali cercano, tramite delle storie d’amore, di risollevare i propri modi di vivere. In Ressentiment la tentata redenzione assume le tinte ambigue di un videogioco a realtà virtuale nel quale il personaggio principale si innamora di una AI avanzata e dalle sembianze di una ragazzina pre-pubescente (già), mentre in Boys on the run gli intrecci amorosi sono più quotidiani, e legati a doppio filo alla pratica della boxe (sport nel quale il protagonista si impegna dopo una prima delusione sentimentale). Due manga traboccanti di situazioni sempre in bilico fra l’assurdo, il grottesco e il realistico, entrambi esaltati dal bel tratto di Hanazawa.

Continua a errare su Facebook e Twitter per essere sempre aggiornato sulle recensioni e gli articoli del sito.