Potete anche chiamarlo James Gandolfini, ma per molti, forse per i più, sarà sempre Tony Soprano. L’uomo e l’attore si sono spenti mercoledì 19 giugno, a Roma, mentre Gandolfini era in vacanza con il figlio adolescente Michael, in attesa di essere poi ospite al siciliano Taormina Film Festival.

Nato nel 1961 a Westwood, nello stesso New Jersey che lo ha poi reso celebre, l’attore e produttore statunitense aveva origini italiane e solo 51 anni al momento del decesso, avvenuto inaspettatamente e prematuramente per un arresto cardiaco.

Gandolfini esordisce davanti alla macchina da presa verso la fine degli anni Ottanta e nel decennio successivo il suo nome si lega a quello di registi noti, da Sidney Lumet (A Stranger Among Us – Una estranea fra noi del 1992 e Night Falls on Manhattan – Prove apparenti del 1997) a Tony Scott (tra il 1991 e il 1995, The Last Boy Scout – L’ultimo boyscout, True Romance – Una vita al massimo, Crimson Tide – Allarme rosso), da Anthony Minghella (Mr. Wonderful, 1993) a Nick Cassavetes (She’s so Lovely – Così carina, 1997), da William Friedkin (Twelve Angry Men, 1997) a Joel Schumacher (8mm – Delitto a luci rosse, 1999); non accreditato, partecipa anche a Midnight in the Garden of Good and Evil (Mezzanotte nel giardino del bene e del male, 1997) di Clint Eastwood.

Dal 1999 al 2007 il suo volto è (e sarà per sempre) quello di Tony Soprano (ruolo soffiato a Ray Liotta, nella serie televisiva The Sopranos, ideata da David Chase e prodotta dalla HBO, per 6 stagioni e per un totale di 86 episodi), capo di due famiglie: quella che lo vede pater familias, marito di Carmela (Edie Falco) e padre di Meadow e Anthony Jr. e quella che lo ritrova boss malavitoso di una “famiglia” mafiosa newyorkese, insieme al “consigliori” Silvio Dante (Steven Van Zandt, già chitarrista di Bruce Springsteen), Paulie Gualtieri, il nipote Christopher Moltisanti e una moltitudine di altri personaggi, le cui vicende si intrecciano magistralmente in una serie di linee narrative, private e familiari, che formano un mosaico di storie che hanno segnato la Storia. La sua interpretazione viene premiata con un Golden Globe e tre Emmy Awards. Tony è un personaggio completo, a tutto tondo (e Gandolfini riesce a conferirgli ogni sfumatura del suo ambiguo carattere), capace di estrema spietatezza da un lato e di paterna dolcezza dall’altro, innamorato della moglie, che però tradisce costantemente, deciso negli “affari di famiglia”, ma in terapia presso la psicologa Jennifer Melfi (Lorraine Bracco) – lo spunto narrativo dei Sopranos è dunque il medesimo del lungometraggio Analyze This (Terapia e pallottole, 1999) di Harold Ramis.

Lavora negli stessi anni con Rod Lurie (The Last Castle – Il castello, 2001), con Gore Verbinski (The Mexican, 2001), con i fratelli Joel ed Ethan Coen (The Man Who Wasn’t There – L’uomo che non c’era, 2001), con John Turturro (Romance & Cigarettes, 2005) e per la quarta e ultima volta con Tony Scott (The Taking of Pelham 123 – Pelham 123 – Ostaggi in metropolitana, 2009). E lo vedremo ancora, nel 2014, in Animal Rescue di Michaël R. Roskam, film attualmente in post-produzione: ritrovarlo sullo schermo, piccolo o grande che sia, forse ci farà sorridere, forse ci farà commuovere, di certo non riempirà l’immenso buco che Gandolfini ha lasciato andandosene; tanto grande quanto l’impronta che l’uomo e l’attore hanno lasciato nella Storia del Cinema e della Televisione. Ma il suo sguardo malinconico e i suoi occhi, un po’ tristi e un po’ maliziosi, di certo ci accompagneranno per sempre.

Scritto da Luca Pasquale.

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