Album 2012. Un indiscutibile vantaggio di una fine del mondo a orologeria è il poter scegliere la colonna sonora. Si può morire trasognati, guardando vecchie fotografie sgranate e ascoltando i Beach House. Si può optare per un’ultima nottata lisergica, di cui ricordare – per quel poco che resta – solo luci, forme e colori e la musica dei Tame Impala. Ci si può consolare ascoltando Scott Walker, ché il post-mortem peggio di questa vita in terra di certo non sarà. O si può andare dannatamente in paranoia e aspettare il momento con sguardo catatonico e testa ciondolante, ascoltando in loop Mother of the World degli Swans. Ma, in ogni caso, sarà una dipartita di classe.

Ehm, ragazzi…cattive notizie. Vivremo. E i nostri occhi stanchi dovranno ancora vedere molte primarie, parlamentarie, discese e salite in politica, album di Gotye (QUI la recensione), incomprensibili hashtags di Directioners in deliquio. Col rischio di andarsene così, un giorno, senza preavviso, comprando sottomarche di dentifricio in un Tutto a 99 cents mentre la radio trasmette l’ultima di Cristicchi. Perciò fatevi forza e ascoltate sempre buona musica. In sede di giudizio finale dovrà pur contar qualcosa.

Barbara Nazzari

1. Scott Walker – Bish Bosch. Perché la parabola umana e musicale di Scott è tra le più strane e affascinanti possibili: la calda voce baritonale da teen idol anni 60, dagli anni 80 corregge il tiro e, in un inesorabile crescendo, modella testi ermetici e allucinati, che si muovono tra sonorità dissonanti, echi di swing, elettronica e musica sperimentale. Album straordinariamente complesso, da ascoltare e riascoltare. E se vi serve ulteriore destabilizzazione potete unire ascolto e visione  col video di Epizootics!

2. Swans – The Seer. Perché è un album ipnotico, distorto, malsano, in cui il furore noise si alterna a interminabili momenti di ritmo martellante venato d’angoscia. Dal 1982 Michael Gira trova sempre nuovi modi per annichilirci e terrorizzarci. E The Seer non fa eccezione.

3. Frank Ocean – Channel Orange. Perché ci ha mostrato possibilità di evoluzione per l’R&B che neanche immaginavamo, così distanti nelle modalità e nell’immaginario da quelle dei suoi amici e collaboratori. Basta guardare il video di Pyramids per rendersene conto: diversa la rappresentazione di sé, diverso lo sguardo sul corpo, diversa la stratificazione metaforica. E riesce pure a metterci un assolo di John Mayer. Il ragazzo ci sa fare.

4. Grizzly Bear – Shields (QUI la recensione)

5. Tame Impala – Lonerism (QUI la recensione)

6. Dirty Projectors – Swing Lo Magellan (QUI gli album di settembre/ottobre 2012)

7. Beach House – In Bloom (QUI gli album di marzo/maggio 2012)

8. Death Grips – The Money Store

9. Wild Nothing – Nocturne (QUI gli album di giugno/agosto 2012)

10. Andrew Bird – Break it yourself (QUI la recensione)

Fabio Plodari

1. Ariel Pink – Mature Themes (QUI gli album di settembre/ottobre 2012). Chissà se Simon Reynolds lo collocherebbe al primo posto o che altro. Di sicuro ce lo metto io. Il mix di synth anni 80 e ballate Seventies è in realtà, grazie alla personalità di Ariel, pop allo stato puro. Per un personaggio che esprime appieno lo Zeitgeist della sua epoca.

2. Beach House – In Bloom (QUI gli album di marzo/maggio 2012). Today your love, tomorrow the world. Viene da prendere a prestito le parole dei Ramones per descrivere l’incredibile ascesa del duo di Baltimore. Musica sopraffina, sempre più elegante ed emotiva (e senza mai scadere in pacchianeria o melensaggine, al contrario). Se volete struggervi per qualsiasi cosa fatelo pure ma con un disco del genere.

3. Toy – Toy (QUI gli album di settembre/ottobre 2012). Al gradino più basso del podio quello che per molti versi può essere considerato l’esordio dell’anno. Il quintetto britannico non è avaro nel regalare perle kraut-psichedeliche e umori shoegaze come se piovesse. Teniamoceli stretti.

4. Andrew Bird – Break it yourself (QUI la recensione)

5. Tame Impala – Lonerism (QUI la recensione)

6. Fanfarlo – Rooms filled with light (QUI la recensione)

7. Dirty Projectors – Swing Lo Magellan (QUI gli album di settembre/ottobre 2012)

8. Friends – Manifest! (QUI gli album di giugno/agosto 2012)

9. Liars – Wixiw

10. Alabama Shakes – Boys & Girls

Massimiliano Lollis

1. David Byrne e St.Vincent – Love this Giant. L’epico e brizzolato Byrne dei Talking Heads torna con sonorità bizzarre assieme alla bella dei St.Vincent. Il connubio colpisce, soprattutto in Weekend in the dust e in Who, notevole per il sound di ottoni e basso e per il video ufficiale. Strampalato ma bello.

2. Tame Impala – Lonerism (QUI la recensione). Ebbene sì, stavolta devo cedere al conformismo e unirmi alla massa: Lonerism è davvero uno dei migliori album dell’anno, psichedelico come non mai. I padri ispiratori della band sono celeberrimi, tanto che non vale la pena citarli qui, e l’ispirazione/tributo è riconoscibilissima. Keep on Lying molto piacevole. L’effetto ubriachezza a fine ascolto è garantito.

3. The Asteroids Galaxy Tour – Out of Frequency (QUI la recensione). Non sarà un album musicalmente eccellente né uno di quelli che ricorderemo nei secoli a venire ma la ragazza danese e la sua band perlomeno mettono allegria. Ritmi orecchiabilissimi e testi curiosi, a partire da Major.

4. Beth Orton – Sugarin Season (QUI la recensione)

5. Brian Eno – Lux

6. DIIV – Oshin (QUI la recensione)

7. Karibean – Andersen (QUI la recensione)

8. John Mayer – Born and Raised (QUI la recensione)

9. Boxeur the Couer – November Uniform (QUI la recensione)

10. ZZ Top – La Futura (QUI la recensione)

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