Eleonora ultima notte a Pittsburgh è uno di quegli spettacoli che parlano di teatro a teatro, senza annoiare. L’autore del testo, Ghigo de Chiara, dimostra di aver studiato e interiorizzato la lezione del maestro Pirandello e, se anche i suoi non sono personaggi in cerca d’autore, vedere una  Eleonora Duse alla ricerca di sè stessa è tanto meglio.

Figlia di attori girovaghi, la regina delle scene novecentesche vede la luce per la prima, e per l’ultima volta, in una camera d’albergo. Nel mezzo l’amore totale per il teatro che l’assorbe completamente e che la porta in tournee in giro per il mondo: Firenze, Venezia, Parigi, San Pietroburgo, New York, per poi spegnersi lontano dalla sua amata Italia, nella grigia e piovosa Pittsburgh: Pennsylvania.
E’ qui che, quando le luci si spengono, la cogliamo malata e febbricitante mentre recita la sua ultima tragedia: quella della sua vita. Ricorda il sole di Asolo, l’affetto per la madre, i primi amori, i figli mancati e poi Boito, D’Annunzio e la piccola Enrichetta.

La regia delicata di Maurizio Scaparro ci guida in punta di piedi nell’intimità della celebre interprete e scopriamo quanto la sua fama sia direttamente proporzionale alla sua solitudine e infelicità.
Davanti ai nostri occhi le delusioni e le sofferenze dell’ attrice rivivono, per una sera, nei gesti e nelle parole della candida e toccante Anna Maria Guarnieri. Tutti i coefficienti scenici sono ridotti, soppressi. I sessanta minuti di monologo orchestrati da Scaparro non lasciano scelta: l’attenzione  è tutta per lei, per la “Divina” Eleonora.

Scritto da Micol Lorenzato

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