Oltre la legge (Once Fallen), film del 2010 diretto da Ash Adams, è la storia di Chance, giovane spacciatore che, una volta uscito di galera, scopre di avere un figlio di cinque anni. Decide così di rigare dritto, nonostante i guai procurati dall’amico scapestrato Beat e i ricatti di un poliziotto corrotto. Per fortuna c’è papà Liam, boss della Fratellanza Ariana condannato a una lunga pena per omicidio, che, dal carcere, veglia su di lui.

Ash Adams, caratterista di scarsa fortuna sul grande e sul piccolo schermo, alla sua terza prova dietro la macchina da presa (dopo l’interessante documentario sulla boxe The Distance, inedito in Italia), confeziona un B-movie dall’impianto molto classico, incentrato sul tema della seconda occasione, fin dal nome stesso del protagonista.

La redenzione, in questo caso, passa attraverso la paternità: infatti, è proprio il rapporto tra padri e figli (il vecchio Liam con Chance, e quest’ultimo con il piccolo August), prima negato e poi vissuto non senza difficoltà, il nocciolo della trama e il legame attorno al quale ruotano tutti gli altri, compresi quelli d’amore (con una ragazza afroamericana che fa da madre al bambino) e d’amicizia (con il disturbato Beat, quasi un fratello minore bisognoso di protezione). Nella vicenda, non priva di momenti convincenti (fra cui l’incontro in carcere fra padre, figlio e nipote), trovano spazio tutti i luoghi comuni che si possono contare di solito all’interno dei crime-movie degli ultimi vent’anni: soprattutto quelli legati all’ambiente carcerario, dalle guardie corrotte agli Ariani, passando per gli ormai immancabili combattimenti clandestini.

Non disprezzabile come storia, Once Fallen (titolo originale sicuramente più pertinente rispetto all’insulsa traduzione italiana), soffre di una regia estremamente debole, in cui le varie sequenze, peraltro girate in modo piatto, appaiono slegate l’una dall’altra, come in un telefilm degli anni Ottanta. Il dilettantismo tecnico di Adams, se nella sua opera precedente quasi sembrava funzionale al genere, in questo caso si traduce in una totale mancanza di personalità autoriale, rovinando un film potenzialmente godibile.

Il cast fa tutto quello che può per salvare la baracca, anche se il protagonista Brian Presley, nel dare vita a un personaggio che sarebbe stato perfetto per un giovane Mickey Rourke, dimostra di non possedere il carisma necessario. Molto meglio, nella parte del padre, la garanzia Ed Harris, che riesce a infondere rispettabilità e credibilità all’archetipo più negativo di questo tipo di cinema, il suprematista bianco. Non male, anche se un po’ stereotipate, le caratterizzazioni dei veterani Amy Madigan (la zia cieca di Chance), Peter Weller (un boss ebreo dal look anni Trenta), e Peter Greene (il braccio destro di Liam), ma poco incisivi gli attori giovani. Il regista, dal canto suo, si ritaglia il ruolo dello sbirro bastardo, sadico e con venature gay, gigioneggiando all’inverosimile.

Presentato in anteprima al Newport Beach International Film Festival nel 2010, Once Fallen non è mai stato distribuito nei cinema, ed è uscito in tutto il mondo direttamente in DVD.

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