Il 10 settembre scorso è morto all’età di 88 anni l’attore Cliff Robertson, volto familiare di Hollywood per più di mezzo secolo, noto ai più giovani per aver impersonato lo zio Ben nella saga di Spider-Man, diretta da Sam Raimi tra il 2002 e il 2007.

Nato a Los Angeles nel 1923, ottenne il primo ruolo di rilievo nel 1956, quando Joshua Logan lo scelse per interpretare il fidanzato di Kim Novak in Picnic. Lo stesso anno fu co-protagonista del melodramma Foglie d’autunno, mentre due anni dopo impersonò un ufficiale dell’esercito ne Il nudo e il morto.

Attore molto versatile, non divenne mai una star di prima grandezza, ma conquistò una posizione di tutto rispetto nel panorama hollywoodiano: criminale ne La vendetta del gangster (1961), candidato Presidente ne L’amaro sapore del potere (1964), attore in disgrazia in Masquerade (1967), nel 1963 fu scelto da Kennedy in persona per interpretare sé stesso da giovane in PT 109 – Posto di combattimento, mentre nel 1968 vinse un meritato Oscar come attore protagonista per I due mondi di Charly, sicuramente la sua prova migliore, nei panni di un minorato mentale.

Nel decennio successivo si mise in luce in altri film di ottimo livello – Non è più tempo di eroi (1970), La banda di Jesse James (1972, nella parte di Cole Younger), I tre giorni del Condor (1975), Complesso di colpa (1976) – fino al 1977, anno in cui denunciò alla stampa, per appropriazione indebita, il produttore della Columbia Pictures David Begelman. Il gesto fu mal visto dalla comunità hollywoodiana, e Robertson fu tenuto lontano dalle scene fino al 1983, anno d’uscita di Brainstorm.

Ormai anziano, negli ultimi vent’anni alternò il grande al piccolo schermo, quasi sempre in ruoli da prestigioso caratterista: resta memorabile il suo ritratto di un altro Presidente, cattivo e fanatico, in Fuga da Los Angeles (1996) di John Carpenter, oltre ovviamente alla sua partecipazione alla saga di Spider-Man, in cui pronuncia la celebre frase “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”. E lui, il vecchio Cliff, che pagò di persona il suo affronto al sistema degli studios, fu davvero un uomo responsabile.

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