Il suo nome è Ghostface, ama il cinema, i Miracle Blade ben affilati, e di mestiere fa il killer. E’ un ragazzo abbastanza plateale; il suo passatempo preferito, infatti, è sventrare delle giovani donzelle, possibilmente bionde e prosperose, amanti del genere orrorifico. Inizia tutto con una telefonata e una domanda: “Qual è il tuo film horror preferito?”. Non importa se siete fan sfegatati di  Michael Myers o Jason, probabilmente sarete già morti prima di rispondere.

Volete girare anche il seguito? ecco una guida su come sopravvivere in un film dell’orrore secondo il papà di Freddy Kruger, Wes Craven. Iniziamo dalle regole di base: non si deve mai fare sesso; sei vergine? vivrai a lungo. Ti chiami Samantha Jones? beh, in questo caso il tuo destino è già segnato. Regola numero due: mai ubriacarsi o drogarsi, parola di Ghostface. Ultima regola, la più importante: mai dire “Torno subito” perché non si torna più. – Scusate squilla il telefono, torno subito! –

Ora siete pronti per affrontare la trilogia di Scream…

Scream

La giovane Sidney Prescott si ritrova al centro della furia omicida di un misterioso serial killer, dopo l’omicidio della madre avvenuto l’anno precedente. La prima a morire è Drew Barrymore, la più famosa del cast -omaggio a Psycho-, in una delle scene più riuscite dell’intera trilogia (e di tutto il genere slasher). Un gioco al massacro, a base di citazioni cinefile, ottimemente scritto e diretto: nei primi 10 minuti vengono citati Halloween, Venerdì 13 e Nightmeare, diretto dallo stesso Craven, il quale gioca ad autocitarsi: “Il primo film (Nightmare) è valido, i successivi non valevano niente”. È chiaro fin da subito che la saga vuole essere un tributo di genere, ma non solo; del resto sarebbe ingiusto etichettare “Scream” unicamente come uno spettacolo citazionista creato ad hoc per la gioia dei cinefili. Se infatti da una parte è vero che la pellicola propone un divertente gioco dei rimandi, il film è soprattutto una meta riflessione di genere: ne analizza, e attualizza, tutti i clichè e porta il cinema, vero protagonista, al centro della storia. Ma  “Scream”  è anche una  riflessione  sul bisogno di teatralità dei media e degli spettatori di oggi, in cerca di una quotidianità più cinematografica e plateale; tutte le azioni dei protagonisti si muovono secondo quello che hanno appreso dal grande schermo ed è, infatti, solo grazie alla settima arte, e alle sue regole, che Sidney riesce a sconfiggere Ghostface. “La vita è un film, solo che non possiamo scegliere il genere“. Curiosità: in una scena appare anche Wes Craven nei panni di un bidello vestito da Freddy Kruger.

Scream 2

“Sorpresa Sidney, non lo sai che la storia si ripete?”. In contemporanea con l’uscita del film che narra la storia degli omicidi di Woodsboro, Ghostface torna a tormentare Syd. La trovata interessante di questo secondo capitolo, diretto e sceneggiato sempre dalla coppia Craven/Williamson, è il riuscito spettacolo metacinematografico all’inizio della pellicola. Il sequel infatti si apre con l’anteprima di “Stab”, con Heater Graham nei panni di Drew Barrymore e Tori Spelling in quelli della protagonista (come auspicato da Neve Campbell nel primo “Scream”), mentre l’omicidio iniziale, questa volta di una coppia di fidanzati, viene messo in atto direttamente in sala sotto lo sguardo, esaltato, di una folla di fan urlanti e mascherati da Ghostface. Secondo capitolo, nuove regole: il numero di morti aumenta, le scene del delitto sono sempre più elaborate e, come al solito, ricordatevi di non dire mai “torno subito” perché le abitudini salvavita vanno rispettate. Si parla di sequel e del loro basso valore: “Il genere horror è stato solo danneggiato dai sequel”, quasi una sorta di avvertimento da parte di Craven –Ehi, questo film non sarà all’altezza del primo capitolo, sono le regole!-. E’ proprio così: “Scream 2” si muove secondo uno schema già visto e porta lo spettatore allo sbadiglio precoce, ma, allo stesso tempo, risulta sempre efficace l’incipit dei cinefili (sensibili) che imitano la settima arte e di conseguenza… uccidono. Curiosità: La tettona che non sa recitare la quale sale sempre su per le scale invece di aprire la porta e scappare, come dice Sidney in “Scream”, in questo film è interpretata da Sarah Michelle Gellar; all’epoca invincibile in TV con “Buffy The Vampire Slayer”, ma doppia vittima sul grande schermo in “Scream 2” e “So cosa hai fatto”.

Scream 3

Il primo episodio stabilisce le regole. Il secondo le infrange. Nel terzo, dimenticatele! Ghostface affronta Sidney sul set di “Stab 3”. Dopo aver analizzato la struttura di un sequel, in questo nuovo capitolo (originariamente pensato come finale) si parla di trilogie: “Avete a che fare con un killer sovraumano, anche i personaggi principali possono morire e  il passato ritorna“. Da Woodsboro ci spostiamo a Hollywood, direttamente sul set cinematografico di “Stab 3“, in cui assistiamo a uno spettacolo metacinematografico che raddoppia i personaggi (abbiamo due Gale Whaters, due Linus, due Syd… ), ma non la voglia di urlare. Il massacro iniziale non risulta efficace quanto i precedenti e la sceneggiatura, passata nelle mani di Ehren Kruger (The Ring), anche se apprezzabile per il tentativo di condurre le serie su binari diversi, come quello dell’autoparodia e del film nel film, non riesce a continuare, efficacemente, la parabola tra cinema e società iniziata da Williamson nei capitoli precedenti. Alla fine l’artefice è il fratellastro di Sidney, nonchè regista di “Stab 3”. Curiosità: nel film sono presenti Carrie Fisher, in un divertente cameo autocitazionista, e il cineasta cult Roger Corman.

Leggi la recensione di Scream 4

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