Ebbene sì, il vostro senso di ragno è nel giusto: dopo gli anime conclusi e quelli in onda già da qualche tempo, ecco una veloce panoramica sulle serie appena iniziate nell’arcipelago nipponico.

Rio – Rainbow gate! (Xebec): per la serie “non sappiamo più che manga-light novel-romanzi-fiabe saccheggiare per tirarci fuori una storia, allora attacchiamoci a qualsiasi altra cosa”, abbiamo qui l’indiscusso vincitore del genere: un anime tratto da una mascotte del pachinko. In teoria l’opera dovrebbe trattare del mondo del gioco d’azzardo, ma vuoi l’intreccio totalmente stupido, vuoi i personaggi vuoti e inerti, Rio si è subito rivelato un disastro – e non potrebbe essere stato altrimenti, in un cartone in cui l’elemento più importante sono le misure di reggiseno dei vari personaggi femminili. I capisaldi del genere (Akagi e Kaiji, entrambi tratti dagli omonimi manga di Nobuyuki Fukumoto) sono distanti anni luce.

IS: infinite stratos (8-bit): anche se parte malissimo (la storia sembra la fantasticheria mal riuscita di un quindicenne brufoloso) (un po’ come per l’80% degli anime… vabbe’, lasciamo stare) (e no, non starò qui a descriverla, sarebbe decisamente svilente per tutti), potrebbe rivelarsi un anime tutto sommato non malvagio (vuoi per il buon mecha-design, vuoi per la qualità dell’animazione).

Wolverine (Madhouse): seconda collaborazione, sulle quattro previste, della Madhouse con la Marvel. Speriamo tirino fuori qualcosa di meglio rispetto a Iron Man.

Beelzebub (Studio Pierrot): la prime puntate sono state molto divertenti, e fanno ben sperare per il prosieguo (ne riparleremo).

Suite PreCure (Toei Animation): ennesima serie senza infamia e senza lode legata al franchise Pretty Cure, riassumibile nel solito “numero variabile di ragazzine dal forte carattere affrontano la vita e mostroni assurdoni (tratti dalla mitologia, dalla fantascienza, dalle leggende urbane) con il potere di una trasformazione maggica”. Se vi piace il genere, o vi sentite orfani di Sailor Moon, potete provare a buttarci un occhio.

Level E (Studio Pierrot): potrebbe essere la sorpresa della stagione. Dopo un inizio convenzionale (uomo incontra alieno che ha perso la memoria) (convenzionale per gli standard giapponesi, volevo dire), butta tutto grandemente in vacca con sperimentazioni visive e una comicità stralunata che spiazzano e catturano.

Fractale (A1 Pictures): la serie è stata molto strombazzata dalle riviste e dai siti del settore, ma la prima puntata è stata parecchio meh. Forse, come molte serie, soffre di una certa lentezza iniziale nel dipanare l’ambientazione, per poi riprendersi. Staremo a vedere.

Gosick (Bones): molto elegante e curato dal punto di vista grafico (con animazioni di ottima fattura e un decorativismo minuto e ricercato), questo mystery con toni a volte di commedia, a volte di horror (i mischioni sono sempre in voga, in Giappone), si lascia guardare con un certo piacere. E, diciamocelo, basterebbe il ciuffo a banana di uno dei personaggi a rendere questa serie imperdibile.

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